Occhi al cielo il 13 e 14 dicembre per lo sciame meteorico delle Geminidi. La più bella pioggia di stelle cadenti dell’anno conviene ammirarla preferibilmente lontani dalle luci della città.
“Una pioggia di meteore”, spiega l’astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope Project, “si verifica quando la Terra passa in prossimità dell’incrocio tra la sua orbita e quella del corpo progenitore dello sciame, ‘tuffandosi’ così nella nube di polveri seminata da quest’ultimo lungo il proprio percorso attorno al Sole”. Perciò a “cadere” non sono affatto le stelle, piuttosto le briciole dell’oggetto progenitore: i grani di polvere, penetrando a gran velocità nell’atmosfera terrestre, bruciano per attrito, lasciando così nel cielo la caratteristica scia. Gli sciami di meteore che conosciamo”, prosegue Masi, “sono solitamente collegati ad una cometa: fu l’astronomo italiano Giovanni Virginio Schiaparelli (il “padre” dei canali di Marte) a stabilire, nel XIX secolo, tale connessione”.
La pioggia delle Geminidi è invece originata dall’asteroide potenzialmente pericoloso “3200 Phaethon” (Fetonte), scoperto nel 1983. Un fatto, questo, alquanto sorprendente. “Quando nel 1983 venne scoperto l’asteroide 3200 Phaethon, ci siamo resi conto che la sua orbita si accordava con quella delle meteore Geminidi”, commenta Masi. Questo perciò stabilisce che l’asteroide Phaethon è il progenitore del celebre sciame. Ad oggi, le Geminidi sono una delle due sole piogge di meteore note per essere generate da un asteroide (l’altra è la pioggia delle Quadrantidi, attiva all’inizio dell’anno).
Il nome dello meteore deriva dalla posizione occupata nel cielo dal radiante, ossia il punto dal quale prospetticamente le scie sembrano scaturire: in questo caso, esso si proietta in direzione della celebre costellazione zodiacale dei Gemelli, protagonista del firmamento invernale, non lontano dalla sua seconda stella più luminosa, Castore. Tuttavia, le meteore appaiono in tutto il cielo: ripercorrendo idealmente all’indietro le scie delle Geminidi, esse convergerebbero proprio nel radiante.
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