Protagonista del dodicesimo concerto della 43° stagione ISA è il duo pianistico Antonio Ballista-Bruno Canino. Come sempre l’appuntamento è al Ridotto del Teatro Comunale “V. Antonellini” a L’Aquila, sabato 20 gennaio alle 18.
Definiti “sognatori con i piedi rivoluzionariamente piantati a terra”, i due pianisti festeggiano sessant’anni di amicizia e collaborazione musicale, una delle più longeve e ricche di successo. Amato e stimato da pubblico e colleghi, il duo Canino- Ballista è tra gli interpreti più significativi del nostro tempo.
Agli albori del fenomeno dei duo pianistici professionali stabili, il duo italiano per antonomasia era quello formato da Gino Gorini e Sergio Lorenzi, costituitosi nel 1944. Il duo Canino-Ballista, formatosi dieci anni più tardi, fu tra i primi – in un momento di fervore internazionale che offriva grandi possibilità di lavoro anche all’estero- a proporre trascrizioni sia a quattro mani che per due pianoforti.
Nel campo della “Neue Musik” la loro presenza è stata fondamentale per la diffusione di nuove opere e per la funzione catalizzatrice che ha esercitato sui compositori. Numerosi sono stati, infatti, gli artisti delle avanguardie musicali che ai due musicisti hanno dedicato anche loro composizioni. Tra queste spicca il Concerto di Berio eseguito in prima mondiale con la New York Philarmonic diretta da Boulez. L’incisione discografica di questo concerto con la London Symphony sotto la direzione dell’autore valse al duo un prestigioso Music Critic Award.
Diretti da Maestri del calibro di Abbado, Boulez, Brueggen, Muti, il duo Canino-Ballista si è esibito con orchestre come BBC, Filarmonica della Scala, London Symphony, Orchestre de Paris, New York Philarmonic.
Titolo del concerto in programma è Notre amitiè est invariable, titolo suggestivo dato al Rondò D 608 per pianoforte a quattro mani di Schubert, uscito sei anni dopo la morte dell’autore. Il pezzo comincia con un tema che melodicamente e ritmicamente ricorda la popolarissima danza polacca e prosegue con altri due temi che ugualmente alludono al melodramma.
L’Albero di Natale di F. Liszt è una raccolta di dodici pezzi che il compositore ungherese dedicò alla nipote e che si presentavano come “semplici richiami ed emozioni giovanili,” senza particolari pretese virtuosistiche o sofisticate raffinatezze compositive. L’opera è dominata da momenti di innocente virtuosismo, parentesi di tenerezza e un doveroso omaggio all’Ungheria e alla Polonia.
L ’Ouverture del Tannhauser di R. Wagner nella trascrizione per pianoforte a quattro mani di Hans von Bulow si struttura nella forma tipica di introduzione, corpo principale (basato sul baccanale de Monte di Venere), perorazione e coda (basate sul canto dei pellegrini che si recavano a Roma).
Il concerto prosegue con le Danze slave in versione per pianoforte a quattro mani di Dvořák- che mirano a rendere la musica popolare boema degna delle stagioni concertistiche internazionali- e si chiude con le Danze ungheresi di Brahms. Con queste, l’autore si fece conoscere anche a un pubblico che solitamente non andava ai concerti. L’alternanza di languore e di eccitazione e la piacevolezza melodica, tipiche della musica tzigana, fecero la fortuna delle Danze, specialmente della quinta e della sesta.
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