Il Governatore D’Alfonso e il Sottosegretario Regionale Mazzocca stamane in conferenza stampa per annunciare le misure previste contro il progetto di estrazione gas dal lago di Bomba. Presenti anche i Sindaci dei Comuni interessati, il Presidente comitato cittadini “Gestione Partecipata Territorio” Massimo Colonna; il Presidente di Legambiente Abruzzo Di Marco e Luciano Di Tizio Presidente Wwf Abruzzo.
Dopo l’illustrazione delle problematiche inerenti il permesso di ricerca “Monte Pallano” (CH) e l’istanza di concessione alla coltivazione “Colle Santo” (CH), ha avuto luogo la sottoscrizione congiunta dei seguenti documenti: la richiesta di diniego alla Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) relativa all’istanza di richiesta della concessione di coltivazione presentata dalla società CMI Energia S.r.l., denominata «Colle Santo» e pervenuta al Ministero dello Sviluppo Economico il 20 maggio 2016, prot. n. 11210; la richiesta di ritiro del permesso di ricerca «Monte Pallano» rilasciato alla CMI Energia S.r.l.; e la segnalazione irregolarità nell’iter di VIA presso il Comitato VIA del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare sull’istanza progetto di sviluppo concessione “Colle Santo”, presentata dalla società CMI Energia S.r.l., in data 04 ottobre 2017.
Così il Sottosegretario Regionale Mario Mazzocca: “Le firme dei rappresentanti della Regione Abruzzo, dei Sindaci dei Comuni interessati, del Presidente della Provincia di Chieti, delle associazioni ambientaliste, dei rappresentanti dei Comitati spontanei dei cittadini, in calce ai documenti che verranno inviati al Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, esprimono la più che motivata contrarietà sia all’ipotesi di estrazione gas dal giacimento sotto il Lago di Bomba sia alla costruzione di una raffineria a Paglieta, e stanno a dimostrare l’unita d’intenti di un fronte vastissimo che continuerà a battersi, come ha fatto in passato, per scongiurare la realizzazione di tale progetto”.
“Oltre a ricostruire la storia più che ventennale dei tentativi abortiti di sfruttamento del giacimento – prosegue Mazzocca – i documenti esplicitano con chiarezza le ragioni per le quali bisogna abbandonare questa idea, a cominciare dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione al comitato VIA della Regione che aveva respinto il progetto invocando il principio di precauzione riguardo al rischio di cedimento degli argini del Lago di Bomba, per finire con l’illogicità dell’atteggiamento del Mise che riapre, senza alcun nuovo motivo, l’istruttoria su un procedimento già chiuso. Tuttavia, la Regione Abruzzo insieme alle altre istituzioni e associazioni si farà sentire con le proprie osservazioni anche nel procedimento di VIA nazionale. È in corso di approvazione, a tale proposito, una delibera di Giunta Regionale che fa proprio il parere contrario già espresso dal Comitato Regionale VIA e chiede di aprire il procedimento di “inchiesta pubblica” previsto dalla legge 152/2006.
Infine si ricorda che, come annunciato nell’ottobre 2017, con il Governo è ancora aperto un contenzioso giudiziario che di seguito si riassume:
– Con la sentenza n°170 del 12 luglio 2017 la Corte Costituzionale ha dato ragione alla Regione Abruzzo dichiarando incostituzionale l’art.38 (comma 7) dello ‘Sblocca Italia’ che prevedeva fosse il Ministero dello Sviluppo Economico, con un proprio decreto, a stabilire le modalità di conferimento del titolo concessorio unico nonché i modi di esercizio delle attività di ricerca e coltivazione, senza il coinvolgimento della Regione”.
– Con la sentenza n. 198 del 14 luglio 2017 la suprema Corte ha nuovamente dato ragione alla Regione Abruzzo (unica a presentare ricorso) annullando il decreto del Ministro dello Sviluppo Economico (meglio noto come Decreto Trivelle) del 2015 in quanto emanato senza preventiva intesa con le Regioni.
– Pende ancora il ricorso straordinario al Capo dello Stato contro il Decreto Trivelle (disciplinare tipo) presentato il 12 luglio scorso sempre dalla Regione Abruzzo, opportunamente integrato alla luce dei suddetti due pronunciamenti”.
– È di pochi mesi fa l’ultimo ricorso della Regione Abruzzo contro il D.M. 09.08.2017 del Mise (Calenda-bis) che, con lo scopo dichiarato di adeguare il D.M. del 07/12/2016 alla sentenza n°170 del 2017, di fatto continua a non riconoscere il ruolo delle Regioni.
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