Continuano a susseguirsi in Colombia le uccisioni di leader sociali e difensori dei diritti umani. In una nota diffusa ieri, pubblicata anche sul sito della Conferenza episcopale colombiana, il vescovo di Buenaventura (dipartimento di Valle del Cauca), mons. Rube’n Darío Jaramillo Montoya, esprime il suo dolore e cordoglio per l’assassinio del leader sociale Temístocles Machado Rentería, avvenuto sabato 27 gennaio. Il vescovo condanna duramente quanto accaduto e chiede alle autorita’ statali “giustizia rapida”: “Oggi, da Buenaventura, il sangue di questo fratello sta chiedendo giustizia e proprio per questo chiediamo alle autorita’ dello Stato colombiano che questo fatto sia chiarito e che si possa sapere la verita’ sulla morte di questo nostro fratello”. Anche il Servizio gesuita ai rifugiati (Sjr) in una nota ha condannato “il vile attentato”. Machado Rentería era un difensore riconosciuto dei diritti umani delle comunita’ afro di Buenaventura. Lo scorso anno era stato uno dei promotori dello sciopero civico per negoziare con il Governo locale e con quello centrale la destinazione di risorse e progetti per superare le condizioni di violenza e poverta’ strutturale che si vivono a Buenaventura. In tali azioni era stato accompagnato dal Servizio gesuita ai rifugiati.
Sempre ieri la Consultoría para los derechos humanos y el desplazamiento (Codhes) ha emesso un comunicato nel quale si denuncia che nel primo mese dell’anno sono stati assassinati in tutta la Colombia 9 leader sociali, dei quali tre erano afrodiscendenti e quattro indigeni. I fatti hanno riguardato i dipartimenti di Córdoba, Antioquia, Meta, Nariño, Buenaventura e Cauca. Nello stesso periodo 140 persone appartenenti ad organizzazioni sociali e comunitarie hanno subito minacce. Inoltre 2.560 persone (1.616 delle quali appartenenti a minoranze etniche) sono state “dezplazadas”, cioe’ forzate a lasciare le proprie terre e le proprie case. I casi di “desplazamiento” si sono verificati nei dipartimenti di Chocó, Putumayo, Córdoba, Nariño, Antioquia, Boyacá e Valle del Cauca. La Codhes, si legge nel comunicato, “guarda con preoccupazione alla crescita delle azioni armate contro la popolazione civile e dalla forte mancanza di protezione verso di essa. In tale contesto pretendiamo dallo Stato colombiano una risposta forte”, oltre all’efficace protezione di chi e’ minacciato.
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