Da dove ha origine l’infelicità nei condomini? È proprio rispondendo a questa domanda, apparentemente semplice, che è nata l’idea di un vero e proprio indice in grado di misurare il livello di ‘felicità’, inteso come benessere fisico e mentale della persona, all’interno della propria abitazione e, in maniera più estesa, all’interno del proprio condominio.
La principale fonte di nervosismo e frustrazione nel proprio palazzo o abitazione nasce, in primis, dall’assenza di dialogo tra condomini. Al di là del ceto sociale, della provenienza geografica o del livello culturale, si evidenza molto diffusamente la scarsa ricerca di un dialogo tra le persone appartenente allo stesso condominio. La maggior parte dei condomini, infatti, spesso neppure si conosce.
È chiaro che alla base di un comportamento aperto e tollerante ci debba essere la conoscenza tra le persone o, almeno, quest’ultima aiuterebbe. “Creare una relazione stabile e continuativa fra i condomini in maniera tale da generare empatia e ridurre i conflitti è l’assunto di base della nascita del concetto della felicità condominiale – dichiara Simona Bastari, amministratore di condomini felici, che prosegue – Attualmente anche l’approccio dell’amministratore condominiale in primis è cambiato, basti vedere quante iniziative mirate sono sorte negli ultimi anni a supporto di una nuova mentalità di apertura e condivisione”.
L’indice consente di capire e analizzare quantitativamente, attraverso l’utilizzo di un questionario, quanto una persona si senta felice nel condominio di appartenenza e quanto quel condominio sia da considerare ragionevolmente felice.
La prima è un’analisi della percezione del singolo condomino sulla base di parametri soggettivi. Il secondo parametro di analisi conduce a un dato più oggettivo e riguarda la location: come e dove il condominio è situato, in quale zona, quartiere o città, qual è la vicinanza con spazi di relax (parchi e giardini), di istruzione (scuole, asili ecc.), di svago, oltre che ai vari esercizi commerciali.
Dal focus legato alle singole abitazioni, il questionario si sofferma poi su altri quesiti che riguardano gli spazi del proprio appartamento in proporzione al numero di persone che lo abitano, la presenza o meno di ascensore, garage e spazi comuni, condizioni dell’impianto di riscaldamento.
Parte fondamentale del questionario per definire l’indice di felicità è poi quella volta a definire la situazione dello stabile (scale o servizi con problematiche, presenza o assenza di aree verdi come giardino, ecc.) sia internamente che esternamente.
Gli ultimi due campi sono percettivi, quindi soggettivi. Si analizza da una parte la relazione con lo studio di amministrazione condominiale, la presenza o meno di dialogo, l’efficacia nella trasmissione di informazioni corrette e con le giuste tempistiche, la frequenza e utilità delle riunioni, l’affidabilità e reperibilità dell’amministratore, dall’altra come il condomino percepisce il proprio livello di felicità all’interno del condominio.
“Il questionario, che auspico avrà una diffusione sempre più ampia su scala nazionale, si prefigge l’obiettivo non solo di stabilire un parametro per definire la felicità condominiale, ma anche di invitare chi vive il condominio a dare il proprio personale contributo per migliorare questo livello, coinvolgendo e spronando i propri vicini a fare lo stesso”, conclude la Bastari.
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