E’ passato un anno da quando Fabo è evaso dalla gabbia della sua “lunga notte senza fine”, ma per farlo è stato costretto all’esilio, ad abbandonare la propria casa e subire un doloroso viaggio di ore verso un Paese straniero che riconosce diritti negati in Italia.
Fabo ha ottenuto il diritto a morire senza soffrire, ma ci sono tanti, tantissimi cittadini che non hanno questa possibilità. Per tutte queste persone continuerà a battersi l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica che, da Piergiorgio Welby a Eluana Englaro a Walter Piludu, Dominique Velati e Davide Trentini da 12 anni combatte affinché il Parlamento dia una risposta alle richieste di chi vuole vivere libero fino alla fine.
Nel 2013 l’associazione ha depositato la proposta di legge di iniziativa popolare Eutanasia Legale, che però non è stata discussa nemmeno un minuto. Ma la consapevolezza maturata nell’opinione pubblica in questi anni rappresenta una novità importante che la politica non potrà far finta di ignorare.
La battaglia di Fabo e la Campagna #FaboLibero hanno già cambiato il nostro Paese sul tema del fine vita. Dal giorno del primo appello al Presidente della Repubblica Mattarella ogni azione significativa della campagna ha determinato un passo avanti a livello politico, come la conquista del biotestamento, avvenuta in concomitanza con la prima udienza del processo che vede imputato Marco Cappato per aiuto al suicidio.
#Fabo Libero e fine vita in Parlamento: un percorso in parallelo
Alla fine dell’Estate 2016 Fabo scelse di rendere pubblica la sua storia e di fare propria la battaglia sul fine vita di Associazione Luca Coscioni – realtà no profit di promozione sociale, che tra le sue priorità agisce per l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la ricerca sugli embrioni, l’accesso alla procreazione medicalmente assistita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.
Il 18 gennaio, con un videoappello di due minuti, Dj Fabo si appella al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere un suo intervento al fine di discutere la proposta di legge popolare depositata dall’Associazione Luca Coscioni nel 2013. Il Presidente non risponderà mai. In quel momento il testo della legge sul testamento biologico, approvato il mese precedente dalla Commissione Affari sociali della Camera, attendeva la discussione dell’Aula.
Il 4 febbraio Dj Fabo si rivolge ora al Parlamento: “Ho sentito che in Parlamento hanno rinviato di tre settimane la legge sul testamento biologico. E’ scandaloso che un gruppo di parlamentari non abbia il coraggio di prendere la situazione in mano per tanti cittadini che vivono come me”.
Il 25 febbraio Marco Cappato accompagna Dj Fabo in Svizzera, che morirà – a seguito di suicidio assistito – alle 11.40 del 27 febbraio. Il giorno successivo, tornato in Italia, alle 14.45 Cappato si autodenuncia per aiuto al suicidio alla caserma di via Fosse Ardeatine a Milano. Dopo due settimane, il 13 marzo, a 404 giorni dall’avvio del provvedimento alla Camera, la legge sul Testamento Biologico arriva all’Aula che lo approverà il 20 aprile, dopo 15 mesi di discussione.
Il 4 dicembre si tiene la prima udienza del processo nei confronti di Marco Cappato per aver aiutato Dj Fabo ad andare in Svizzera. In Corte d’Assise di Milano vengono ascoltati i testimoni: la madre di Fabiano, Carmen, e la compagna Valeria, i medici, il fisiatra, gli amici di DjFabo.
Dieci giorni dopo, il 14 dicembre, il Parlamento trasforma in legge ciò che la giurisprudenza aveva gradualmente negli ultimi anni riconosciuto. Da quel giorno, il diritto costituzionale a sospendere le cure, e a farlo anche attraverso un testamento biologico, diventa immediatamente applicabile senza bisogno di lunghi e costosi ricorsi giudiziari.
Marco Cappato, leader Associazione Luca Coscioni: “A un anno di distanza dalla sua morte, possiamo dire che se Fabo avesse scelto di ottenere clandestinamente l’assistenza alla morte volontaria in Svizzera l’Italia non avrebbe oggi una legge sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento. Ogni passaggio cruciale della sua vicenda e del processo scaturito dalla mia disobbedienza civile ha determinato una presa di coscienza dell’opinione pubblica che ha consentito al Parlamento di superare veti e ostruzionismi di ogni tipo. Nonostante una campagna elettorale nella quale il tema è stato completamente rimosso, ci impegneremo affinché la nostra legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia sia discussa all’inizio della prossima legislatura.”
Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni: “La Corte costituzionale sarà chiamata a prendere una decisione molto importante per il diritto all’autodeterminazione di ciascuno fino alla fine della propria vita. La decisione di Fabo di assumersi i rischi di una scelta pubblica, insieme all’autodenuncia di Marco Cappato, forniscono un’occasione storica per abrogare norme create in epoca fascista e che corrispondono a una concezione di Stato Etico che prevale sulle scelte di libertà dei singoli cittadini” .
Lascia un commento