Fino a trentacinquemila nuovi posti di lavoro potrebbero nascere da una migliore gestione dei boschi che oggi coprono una superficie record di 10,9 milioni di ettari praticamente raddoppiata rispetto all’Unità d’Italia quando era pari ad appena 5,6 milioni di ettari. È quanto emerge da un’analisi Coldiretti-Federforeste nel commentare positivamente l’approvazione del Testo Unico Forestale da parte del Consiglio dei Ministri che potrebbe avere ricadute importanti anche per l’Abruzzo in cui la superficie boschiva ricopre il 41% della superficie regionale – pari a 400mila ettari – con un potenziale indotto che potrebbe avere importanti e positive prospettive sull’economia di tutta la regione.
“Il nostro Paese non è mai stato così ricco di boschi, ma a differenza del passato si tratta di aree senza alcun controllo e del tutto impenetrabili ai necessari interventi di manutenzione e difesa mettendo a rischio la vita delle popolazioni locali, per degrado, valanghe o incendi – dice Coldiretti Abruzzo – è un fatto, purtroppo, che in Italia nel 2017 sono andati a fuoco ben 141mila ettari di boschi (con un drammatico balzo del 316% rispetto alla media dei nove anni precedenti, secondo una analisi Coldiretti su dati dell’European Forest Fire Information System della Commissione Ue) e che l’Abruzzo purtroppo non ha fatto eccezione. Basta pensare alla scorsa estate, caratterizzata da una serie di interminabili roghi che hanno seriamente compromesso la biodiversità del nostro patrimonio o alle pericolose valanghe che hanno caratterizzato l’inverno in via di conclusione”
“Con la nuova legislazione – spiegano Coldiretti e Federforeste – si va a riconoscere che solo i boschi gestiti sostenibilmente assolvono al meglio a funzioni importanti per la società, come la prevenzione dagli incendi, dalle frane e da alluvioni o l’assorbimento del carbonio, facilitando le attività ricreative e il benessere psicofisico in generale. La nuova norma adotta inoltre strumenti adeguati per regolamentare la gestione del patrimonio forestale (i piani forestali territoriali, di indirizzo, e aziendali) compatibilmente con la conservazione della natura e facilitando la gestione di boschi abbandonati dai proprietari”. Con ricadute positive, rimarca Coldiretti Abruzzo, anche per la nostra regione.
Ma il Testo Unico consentirà anche al settore – spiega Coldiretti – di affrontare quella situazione anomala che vede oggi l’Italia importare l’80% del legno da altri paesi, con gli arrivi che nel 2017 hanno raggiunto la quantità di 11,8 miliardi di chili, mentre ogni anno in Italia si utilizza appena il 25% della nuova superficie boschiva. Ciò vuol dire che per 100 nuovi alberi che nascono se ne tagliano appena 25 mentre in Europa si preleva, in media, il 60% della nuova biomassa e in Paesi come l’Austria si supera il 90%. Vi sono dunque ampi margini di prelievo per ridurre la dipendenza dall’estero senza intaccare il patrimonio nazionale e rimediare a un paradosso che vede oggi l’industria italiana del legno leader in Europa, ma con legna che arriva da altri Paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania.
“I boschi italiani se valorizzati attivamente con pratiche di gestione sostenibile, possono rappresentare un fondamentale strumento di investimento nella crescita dell’indotto produttivo ad esso collegato, garantendo così lo sviluppo socio-economico delle aree marginali, rurali e di montagna”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “dopo l’entrata in vigore dei decreti attuativi del Testo Unico ci saranno tutte le condizioni per trasformare i rischi in grandi opportunità per la ripresa di un Paese che ha fatto della sostenibilità ambientale un valore aggiunto del Made in Italy”. “Opportunità che l’Abruzzo deve saper cogliere – sottolinea Coldiretti Abruzzo – contrastando nello stesso tempo l’abbandono delle zone montane e valorizzando la sorveglianza, la manutenzione e la gestione di questo particolare territorio svolte dagli imprenditori agricoli”.
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