“L’Europa ha bisogno di una grande esperienza inclusiva, partecipata e popolare che costruisca dal basso la cittadinanza europea, promuovendo la crescita umana e civica dei giovani. Il Servizio europeo di solidarietà e volontariato (ESVS) è un significativo passo in avanti verso questa direzione, che dovrà condurre al Servizio civile europeo”.
Così Primo Di Blasio, del Tavolo Servizio Civile del Forum Terzo Settore, commentando l’iniziativa dell’ESVS, nato dalla precedente idea del Corpo europeo di solidarietà e presentato oggi a Roma.
“Siamo molto contenti”, ha proseguito Di Blasio, “che dopo un lungo confronto con l’associazionismo europeo e internazionale, il regolamento proposto dalla Commissione europea relativo all’istituzione del ‘Corpo Europeo di solidarietà’ sia stato riorientato rispetto alla proposta iniziale, già a partire dal nome, che ora valorizza il vero significato dell’azione del Parlamento europeo. La solidarietà e il servizio a favore di popoli e comunità sono pilastri dell’identità di quell’Europa che lavora per una società più equa, solidale e inclusiva puntando sui giovani.
“È positivo che le attività di tirocinio e lavoro siano state limitate (dal 15% al 5%), e che potranno essere realizzate solo da realtà non profit. Bene anche il rafforzamento del carattere transnazionale dell’ESVS, che assicura che le iniziative locali vedano protagonisti giovani di diversa provenienza. Il Servizio, poi, sarà aperto non solo ai cittadini europei, ma anche ai residenti nel territorio europeo. I progetti di solidarietà, infine, dovranno essere ispirati dai bisogni concreti delle comunità: per questo è fondamentale valorizzare il ruolo delle organizzazioni della società civile”.
“Essendo un’esperienza di servizio alle comunità ma anche ai giovani, guidati e supportati nell’esperienza”, ha concluso di Blasio, “apprezziamo che gli Enti del Servizio europeo di solidarietà e volontariato siano identificati sulla base di criteri stringenti, quali la struttura organizzativa adeguata e la presenza di risorse umane che seguano i volontari lungo tutta l’esperienza, supportandone il processo di apprendimento non formale. Senza queste misure, infatti, si correrebbe il rischio che i giovani siano impiegati per colmare le lacune di organico di enti pubblici e privati”.
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