L’andamento congiunturale delle imprese manifatturiere abruzzesi durante il 2017 è stato parzialmente incoraggiante in quanto è rallentata la flessione delle imprese attive e le esportazioni hanno mostrato risultati positivi. E’ quanto emerge dai dati elaborati dal CRESA e pubblicati nel fascicolo n. 1-4/2017 di Congiuntura Economica Abruzzese.
In particolare, nel corso del 2017 le imprese attive hanno registrato risultati congiunturali negativi ma meno pesanti di quelli tendenziali, andamento attribuibile all’incremento delle imprese di nuova iscrizione, avvenuto nel secondo semestre dopo il calo della prima parte dell’anno, e alla diminuzione delle imprese cancellate durante tutti i trimestri, ad eccezione dell’ultimo nel quale tradizionalmente si concentrano le cessazioni. Il calo delle imprese attive ha riguardato tutte le province, mostrando però un recupero durante il corso dell’anno, e quasi tutti i settori, soprattutto il legno, l’elettromeccanica ed elettronica, i mezzi di trasporto e il chimico-farmaceutico, ad eccezione di quello alimentare.
Il trend delle esportazioni sembra migliore, in quanto sono stati registrati in genere aumenti sia dal punto di vista congiunturale che tendenziale, con incrementi in miglioramento nel corso dell’anno.
Al 31 dicembre 2017 il sistema cooperativo abruzzese, secondo le elaborazioni del CRESA pubblicate nel fascicolo n. 1-4/2017 di Congiuntura Economica Abruzzese, vede attive 1.612 cooperative (2,0% del totale italiano e 1,3% delle imprese abruzzesi) con la prevalenza delle società cooperative (74,3%) rispetto alle società cooperative a responsabilità limitata (16,1%) e alle cooperative sociali (7,6%). Le cooperative si concentrano a Chieti (519 pari al 32,2% del totale regionale) e L’Aquila (455 cioè il 28,2%) seguite da Teramo (324) e Pescara (314). Esse operano principalmente nella sanità e assistenza sociale (235) e nel noleggio e agenzie di viaggio (229), seguite da agricoltura (188) ed edilizia (181). Tra le province emergono L’Aquila per le cooperative agricole ed edili, Teramo per quelle del noleggio-agenzie di viaggio e della sanità-assistenza sociale, Pescara per quelle dei servizi, Chieti per le cooperative operanti nelle attività manifatturiere, nel trasporto e magazzinaggio.
Le cooperative femminili abruzzesi sono 469 (29,1% del sistema cooperativo regionale, superiore al 23,8% nazionale). Esse si concentrano a Chieti (149) seguita da L’Aquila (132) e Teramo (100). Tra il 2009 e il 2017 le cooperative abruzzesi sono lievemente diminuite (-1,2% rispetto al +1,9% italiano) a causa del calo rilevato in tutte le province (Pescara: -8,2%; Teramo: -5,3%; Chieti: -1,5%) ad eccezione dell’Aquila (+8,1%).
La situazione delle lavoratrici abruzzesi, secondo le elaborazioni del CRESA pubblicate nel fascicolo n. 1-4/2017 di Congiuntura Economica Abruzzese, si caratterizza rispetto a quelle italiane per un maggior livello di istruzione (64,8 abruzzesi rispetto a 61,7 italiane hanno un titolo di studio secondario superiore su 100 donne di età tra 25 e 64 anni) a cui si accompagna una minore frequenza degli abbandoni scolastici. Ciò però non impedisce un minore tasso di occupazione (44,6 abruzzesi rispetto a 48,1 italiane su 100 donne tra 15 e 64 anni), una maggiore disoccupazione (15,2 abruzzesi rispetto a 12,8 italiane cercano occupazione su 100 donne nel mercato del lavoro), una minore presenza di donne lavoratrici con figli.
Anche la qualità del lavoro femminile in Abruzzo presenta problemi più pesanti che in Italia a causa della minore stabilizzazione dei precari (su 100 occupate in lavori instabili 6,3 abruzzesi rispetto a 18,7 italiane dopo un anno svolgono un lavoro stabile), il maggior peso di precari permanenti (su 100 lavoratrici a tempo determinato 23,9 abruzzesi rispetto a 21,1 italiane hanno iniziato l’attuale lavoro da almeno 5 anni), la maggiore diffusione dei contratti part time di tipo involontario (su 100 lavoratrici part time 21,6 abruzzesi rispetto a 19,4 italiane non sono riuscite a trovarlo full time), la maggiore numerosità di lavoratrici sovraistruite (su 100 lavoratrici 29,2 abruzzesi rispetto a 25,2 italiane posseggono un titolo di studio superiore a quello necessario per svolgere le mansioni assegnate) e i più pesanti divari retributivi (ponendo pari a 100 la retribuzione maschile in Abruzzo le donne percepiscono il 37,3% in meno rispetto al 31,4% in meno delle italiane).
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