Allarmi e sensori collegati a una app scaricabile sul proprio smartphone che avverte i familiari o i caregiver delle persone con demenza in caso di emergenza (fumo, gas, allagamenti, apertura della porta, ecc.), rileva anomalie nel comportamento o cambiamenti delle abitudini. È il progetto “Home4Dem” dell’Istituto nazionale di riposo e cura per anziani – Inrca i cui risultati sono stati presentati alla ventunesima edizione di Exposanita’ nell’ambito del convegno “Verso una nuova domiciliarita’: ambienti di vita assistiti e tecnologie a sostegno della qualita’ della vita e assistenza alla persona anziana” organizzato dalla cooperativa Anziani e non solo.
Finanziato nell’ambito del programma europeo Ambient assisted living, il progetto coinvolge quattro Paesi europei (Italia, Svizzera, Norvegia e Svezia) e 30 coppie formate da persona con demenza e caregiver per ognuno di essi. Obiettivo? “Il progetto si propone di monitorare a domicilio le persone con problemi di demenza- ha spiegato Lorena Rossi del laboratorio di bioingegneria di Inrca- attraverso soluzioni innovative ma alla portata di tutti, analisi comportamentali per capire quali sono le situazioni a casa e sostenere il caregiver nel lavoro di cura.
Dopo la sperimentazione, puntiamo a portare il sistema sul mercato”. Valutare la qualita’ della vita di familiare e caregiver, l’usabilita’ del sistema e l’accettazione da parte degli utenti. Sono gli obiettivi della sperimentazione del progetto “Home4Dem” che in Italia ha coinvolto 25 coppie, cinque sono uscite dal progetto per peggioramento delle condizioni del paziente, perdita di interesse o rifiuto da parte del caregiver, “spesso il coniuge non accetta soluzioni di questo tipo perche’ convinto di poter assistere al meglio il marito o la moglie”.
Tra i partecipanti, 18 sono donne e sette uomini che per meta’ vivono da soli e per meta’ con il coniuge o altri familiari. I caregiver invece sono in gran parte i figli (23), un coniuge e 1 fratello. Il sistema e’ stato adattato alla situazione della casa in cui vive la persona con demenza (in alcuni casi esistevano porte secondarie e si sono resi necessari sensori aggiunti, in altri casi le porte erano strutturate in modo tale da non permettere l’applicazione dei sensori), quattro persone su 25 non hanno accettato il sensore relativo alla presenza a letto, “per una questione di privacy- ha spiegato Rossi- ma in un caso e’ stata l’assistente familiare a fare resistenza perche’ pensava venisse installato per controllare il suo lavoro”. La sperimentazione ha avuto anche lati positivi: in cinque casi, gli allarmi sono scattati e hanno avvisato di una situazione di pericolo, “i familiari si sono resi conto di situazioni di cui non erano consapevoli, tanto che i due terzi stanno pensando di cambiare la situazione abitativa e alcuni hanno chiesto di acquistare il sistema perche’ lo hanno ritenuto utile”, ha aggiunto Rossi. “La tecnologia puo’ supportare i pazienti con demenza e i loro caregiver ma bisogna essere concreti sulle aspettative, i sistemi devono essere semplici da usare, adattabili alle singole situazioni e soprattutto affidabili”, ha concluso.
Lascia un commento