La fama del cibo italiano nel mondo e’ nota, ma pochi sanno che il Portogallo ama particolarmente il cioccolato Made in Italy, la Cina i gelati, la Russia le bevande, gli Usa l’olio, l’Austria i cereali e la Spagna il pesce. A mappare le destinazioni delle delizie del Belpaese nel globo, piu’ tecnicamente i mercati di sbocco del nostro export per il settore e i prodotti preferiti a seconda delle nazioni, e’ la ricerca “L’agroalimentare italiano nel mondo”, realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi con Promos, azienda speciale della Camera di commercio per le Attivita’ Internazionali. Stando allo studio Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Spagna concentrano la meta’ delle esportazioni agroalimentari dell’Italia nel mondo, che valgono 40,2 miliardi di euro all’anno e crescono del 5,5%. Tutte le principali destinazioni sono in crescita, in particolare la Spagna con 1,6 miliardi (+13,3%) che supera quest’anno la Svizzera. Prima la Germania (+2,5%) seguita da Francia (+8,1%), Stati Uniti (+4,9%) e Regno Unito (+2,7%). In forte crescita la Russia 17esima (+23,8%) e la Cina 20esima (+14,8%). Ma i prodotti alimentari “Made in Italy” raggiungono anche Canada (11esimo), Giappone (12esimo), Australia (16esima).
Se la Germania e la Francia sono i primi acquirenti per quasi tutti i prodotti, gli Stati Uniti eccellono per vini, acque minerali e oli, la Spagna per pesce fresco, le Filippine e la Grecia per alimenti per animali. L’Austria e’ al secondo posto per cereali e riso, il Regno Unito per frutta e ortaggi lavorati e conservati. In forte crescita la Russia per bevande (+46%), alimenti per animali (+51%), il Portogallo per cioccolato, caffe’ e spezie (+57%), la Turchia per granaglie (+63%), l’Algeria per oli (+128%), Hong Kong per carni (+30%), l’Albania per pesci lavorati e conservati (+33%), Giappone e Cina per gelati (rispettivamente: +57%, +46,1%). Numeri che emergono da elaborazioni della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat per gli anni 2016 e 2015. I prodotti “Made in Italy” piu’ esportati sono cioccolato, te’, caffe’, spezie e piatti pronti con 6,7 miliardi di euro (+8,6%), seguiti dai vini con sei miliardi circa (+6,4%), vengono poi pane, pasta e farinacei con 3,7 miliardi (+4,2%) ma anche prodotti non lavorati da colture permanenti (tra cui uva, agrumi) con 3,5 miliardi (+4,2%), frutta e ortaggi lavorati e conservati con 3,4 miliardi (+0,9%). Gli aumenti piu’ consistenti si registrano per pane e prodotti di pasticceria con 714 milioni (+10,8%), prodotti lattiero-caseari che superano i 3,2 miliardi (+10,4%), acque minerali con 983 milioni (+9,7%), prodotti per l’alimentazione degli animali con 681 milioni (+9,3%).
Classificando le citta’ maggiormente esportatrici di agroalimentare italiano la prima e’ Verona con 3 miliardi di euro circa, seguono Cuneo con 2,8 miliardi e Parma con 1,7 miliardi. Milano e’ quarta con 1,5 miliardi, il 4% del totale, +6,5%. Bolzano e’ quinta, Salerno sesta e Modena settima. Tra le prime venti posizioni la maggiore crescita ad Alessandria (+28,3%), Mantova (+17,5%) e Ravenna (+12,6%). I numeri mostrano inoltre che la Lombardia, con 6,4 miliardi di export, rappresenta circa un sesto del totale italiano. Oltre a Milano, quarta in Italia, tra le prime 20 ci sono anche Bergamo 12esima e Mantova 14esima (era 18esima lo scorso anno). A crescere di piu’ sono Lodi (+34,1%), Monza e Brianza (+19,1%), Mantova (+17,5%) e Cremona (+15,2%). Como leader italiana in pesci, crostacei lavorati e conservati (32,1%, +10,8%) con Brescia decima e Milano 19esima, Lodi prima per prodotti lattiero-caseari dove rappresenta il 9% del totale nazionale, +40,6% con Mantova treza, Cremona sesta, Brescia settima, Bergamo nona e Milano 15esima. Pavia eccelle invece per granaglie, amidi e prodotti amidacei (16% nazionale), Milano e’ seconda per prodotti da forno e terza per cioccolata, caffe’ e spezie.
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