Si chiama Universitrans il sito online da oggi dedicato alle persone trans che vogliono accedere alla carriera alias, vale a dire a quel procedimento che consente a chi studia o lavora nelle universita’ ed e’ in attesa di rettifica anagrafica del nome di attivare un profilo burocratico temporaneo con il rilascio di una email e di un badge con il nuovo nome. Sul sito, presentato oggi a Bologna, e’ possibile consultare i risultati dell’omonimo studio – ideato e realizzato da tre professioniste specializzate in diversi settori: design, ingegneria, comunicazione ed economia – che ha mappato le pratiche per garantire l’accessibilita’ alla carriera alias negli atenei italiani, coinvolgendo i Comitati unici di garanzia dei 67 atenei, con il sostegno dell’Osservatorio nazionale sull’identita’ di genere e Mit, Movimento identita’ trans, degli organismi di parita’ delle universita’ italiane e del Consiglio universitario nazionale. Obiettivo, contrastare una discriminazione che, per una lacuna giuridica della legge 164, spesso ha ostacolato le persone trans nel proseguire gli studi. Su 68 atenei pubblici, 32 offrono la possibilita’ agli studenti di iscriversi adoperando la carriera alias. Sei atenei offrono altri strumenti di tutela come, per esempio, il doppio libretto (che affianca a una documentazione con il nome anagrafico una con il nome scelto). Solo 5, invece, offrono la possibilita’ ai docenti di insegnare usufruendo della carriera alias. Due quelli che offrono questa possibilita’ al personale tecnico-amministrativo. Secondo i dati aggiornati a giugno, gli atenei con tutele sono distribuiti soprattutto in Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria e Sicilia. Seguono Lombardia, Piemonte e Marche. Fanalini di coda, Trentino-Alto Adige, Molise, Basilicata e Calabria. Sul sito e’ disponibile una mappatura completa: “La mappatura digitale permette di scegliere l’universita’ dove iscriversi o lavorare in relazione alle proprie esigenze”, spiegano.
In Italia la legge 164/1982 ha obbligato alla riassegnazione chirurgica del sesso (Rcs) chiunque intenda richiedere la modifica dei propri dati anagrafici. Grazie a due recenti sentenze della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale i tribunali italiani hanno iniziato a concedere la rettificazione di sesso anche senza Rcs. Nonostante cio’, il tempo che intercorre tra la richiesta di modifica dei dati anagrafici e il raggiungimento di tale istanza va da 1 a 3 anni: “Questo tempo puo’ essere sufficientemente lungo- spiegano i promotori- da inibire la decisione di una persona di iscriversi all’universita’, cosi’ come da impedire a un lavoratore o a una lavoratrice di prestare la propria opera in un ambiente che non tutela il benessere dei proprio dipendenti”. Fine ultimo di Universitrans e’ individuare una best practice e realizzare un protocollo nazionale di adozione e gestione di tale strumento – concordandolo anche e soprattutto con le associazioni studentesche Lgbtqi e le associazioni trans – che possa essere seguito da tutti gli atenei. “Vogliamo dare vita a una rete collaborativa virtuosa tra istituzioni universitarie, centri di ricerca e associazioni”, annunciano. Punti fermi di tale progetto sono la depatologizzazione (promuovendo l’autocertificazione come principale pratica burocratica per la richiesta della carriera alias negli atenei, senza l’obbligo di presentare diagnosi mediche o perizie psichiatriche), il diritto allo studio senza discriminazioni, la formazione professionale e il benessere lavorativo. “In attesa che i tempi di rettifica anagrafica siano abbreviati, e’ assolutamente necessario che ogni ateneo permetta alle persone trans che vi studiano o lavorano di adottare la carriera alias”
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