Il magistrato Giuseppe Ayala è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano – Dentro la notizia”, condotta da Gianluca Fabi e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
In merito al dibattito sulla scorta di Saviano. “E’ un argomento talmente delicato che farne oggetto di valutazioni sui social o in metropolitana da parte di comuni cittadini che non hanno nessun elemento per valutare l’opportunità o meno di determinate scorte, è una cosa che ci lascia perplessi. Non è un argomento da trattare con leggerezza o da affidare alla sensibilità di chi non ha assolutamente idea dei problemi di sicurezza che ci potrebbero essere per determinate persone. Detto questo, e non entrando assolutamente nel merito delle vicende Saviano e Ingroia, io già anni fa scrissi su Repubblica un articolo in cui mettevo in evidenza che ci sono scorte che sono incomprensibili. Non faccio nomi, non mi riferisco a nessuno in particolare, ma penso che ci sia un eccesso. Il tema lo conosco perché sono stato scortato per 20 anni. Ci sono delle persone scortate che uno le vede e si chiede: ma questo chi lo dovrebbe ammazzare? Si potrebbe fare un lungo elenco. Avendo qualche rapporto con gli ambienti istituzionali che si occupano di questo tema, sembra che dalla morte del povero Prof. Biagi aleggi negli ambienti preposti al tema delle scorte la cosiddetta sindrome Biagi. La sindrome Biagi vuol dire questo: la terrorista Lioce, che fu catturata come una degli assassini di Biagi, al processo dichiarò che se a Biagi fosse stata concessa la scorta, loro non sarebbero stati nelle condizioni di affrontare militarmente la scorta. Quindi se il Prof. Biagi avesse avuto la scorta sarebbe vivo. Questa vicenda che sollevò enormi polemiche, secondo me giustificatissime, ha fatto insorgere questa sindrome per cui una scorta non si nega a nessuno. Ci sono dei casi in cui arriva a casa di un esponente pubblico una busta con proiettile, qualcuno pensa se la sia potuta mandare da solo, e scatta subito la scorta. Obiettivamente una rivisitazione dei criteri di concessione delle scorte si impone, con molta serietà e con molta riservatezza, perché i politici non dovrebbero parlare di questo pubblicamente. Io la scorta l’ho avuta per 20 anni poi ho richiesto espressamente che mi fosse tolta. Mi hanno detto che il mio era l’unico caso in cui una persona sotto scorta chiedeva che gli fosse tolta”.
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