“Si parla di Terzo settore in Senato e la legge viene approvata a tempo di record: ieri incardinata, emendamenti entro la sera e votazione stamattina. Dibattito polverizzato dalla fretta di non far scadere il decreto, ma scarsa la reale attenzione a temi e problemi. Ancora una volta la formalita’, dovuta anche alla lentezza con cui la macchina parlamentare si e’ messa in moto n questa legislatura, ha bruciato la possibilita’ di intervenire nel merito, rispondendo piu’ e meglio alle aspettative degli operatori del terzo settore”. Cosi’ la senatrice Paola Binetti, UDC, che continua: “Eppure si tratta di una legge chiave in un Paese in crisi economica da oltre 10 anni, sottoposto a tagli nelle politiche sociali volute dai diversi governi che si sono succeduti e che hanno azzerato le risorse disponibili in questa delicatissima area socio-culturale. La legge appena varata nella legislatura precedente: Riforma del Terzo settore e disciplina del servizio civile universale, non e’ assolutamente alla altezza della situazione, dei bisogni emergenti e delle soluzioni che l’infinita creativita’ del terzo settore ha saputo individuare negli anni. Lo sanno bene- prosegue la centrista- gli esperti che lavorano da anni in questo campo e hanno provato ad applicarla, scontrandosi con mille ostacoli”.
Binetti continua: “Quella di oggi e’ la conferma che si tratta di un governo del non-cambiamento, in cui al di la’ delle parole, tutto procede nella stessa scia gia’ segnata dal governo precedente e tanto criticata quando M5S e Lega erano all’opposizione. Prevale una prospettiva assistenziale, che non promuove ne’ capacita’ ne’ competenze nei piu’ giovani, anzi fa del servizio civile uno strumento di compensazione al lavoro non ancora trovato. Una illusione che permette di sentirsi utili, e in qualche caso di esserlo, ma senza prospettive di nessun tipo. Abbiamo invece bisogno di un terzo settore innovativo, che sappia mettere a frutto le potenzialita’ di un approccio digitale avanzato con l’umanita’ concreta della logica dei servizi. E per questo- conclude la parlamentare centrista- serve una progettualita’ che esca dagli schemi di iniziativa piu’ volte messe in campo, ma senza mai uscire realmente dal bisogno espresso dalle persone. Basta pensare all’emergenza immigrati di questi giorni; alle difficolta’ dei processi di identificazione; alle lentezze burocratiche di uno smistamento che separa i minori dalle famiglie, che parcellizza i nuclei familiari, ecc. Resta solo una speranza: ed e’ che nel bicameralismo perfetto del nostro sistema diventi possibile migliorare il decreto alla camera e farlo tornare in Senato, riveduto e corretto”, conclude.
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