Interventi nell’editoria, nella disciplina del giornalismo e nel diritto d’autore ma con il coinvolgimento del Parlamento. Il sottosegretario con delega Vito Crimi, in audizione dinanzi alla commissione cultura della Camera, traccia le linee guida del suo operato. “E’ mia intenzione operare con il massimo coinvolgimento delle commissioni nei passaggi che saranno necessari. Non aspettatevi l’imposizione di ogni singola norma o modifica o riforma. Aspettatevi il coinvolgimento”, dice Crimi in premessa. Ai primi di settembre, annuncia, insediera’ tre tavoli di confronto con tutti i soggetti interessati su tre temi: uno sul giornalismo, uno sul diritto d’autore, e uno sulla filiera dell’editoria nel suo complesso. Sollecitato dai deputati, il sottosegretario passa poi ad affrontare i singoli temi dell’audizione. A cominciare dai fondi per l’editoria. “Conti alla mano- dice Crimi- al settore industriale dell’editoria dal 2003 ad oggi sono stati versati circa 3,5 miliardi di euro, che sono andati esclusivamente nella direzione degli editori e non verso il sistema editoriale nel suo complesso. Se un editore che fruisce di fondi pubblici fa anche utile, evidentemente c’e’ qualcosa che stride. Dal 2003 ad oggi, nel 90 per cento dei casi, 3,5 miliardi sono andati nelle casse degli editori”, ribadisce. E aggiunge: “Questa cosa non funziona, non ha funzionato e non puo’ continuare a funzionare”. Una trattazione a parte merita il settore dei giornali. “Oggi la maggior parte dei fondi diretti all’editoria- sottolinea il sottosegretario- sono piccoli importi erogati a realta’ locali, spesso di tipo cooperativo, che danno lavoro a molti giornalisti”. Si tratta spesso di “una ‘palestra’ per i giornalisti giovani. Dai quali magari poi attingono i grandi giornali per trovare dei talenti: questo sicuramente non va abbandonato. Delle forme e delle modalita’ con cui opereremo si puo’ parlare”.
“Grida vendetta”, invece “il fatto che solo 5 grandi giornali, tra circa 80 prodotti editoriali a livello nazionale, si trovino a drenare il 30% delle risorse perche’ creano una distorsione del mercato nazionale. In alcuni casi, poi, sono cooperative che in realta’ nascondono artifici particolari per poter accedere a quelle categorie di contributi: anche qui va fatta una verifica approfondita sulle modalita’ che vengono utilizzate da alcuni giornali per potersi qualificare come cooperative di giornalisti”. Crimi assicura che la notizia “di un taglio dei fondi per il pluralismo, data da un grande giornale, non trova riscontro in nessun atto di legge”. Ed aggiunge che in ogni caso “sara’ dato tempo al settore industriale di adeguarsi. Non tagli o riforme che avvengono dall’oggi al domani. Non vorrei seguire l’esempio del governo precedente, per esempio, sulle agenzie di stampa, che dall’oggi al domani con direttive e altre norme che sono state impugnate hanno creato tutto il caos che c’e’ intorno alle agenzie di stampa. Proprio ieri abbiamo firmato l’ultimo contratto dell’ultimo lotto ancora rimasto in piedi da assegnare con Askanews dopo tutte le vicende giudiziarie legate a quella parte li’. Vorremmo cercare di dare certezza nel tempo. Questo vuol dire che al piu’ presto possibile dobbiamo intervenire nei vari settori dando certezza di quando cio’ avverra’ e con una certa gradualita’. Porto l’esempio del taglio dei finanziamenti ai partiti, che e’ avvenuto in tre anni prima col 30%, poi col 50, per arrivare a 0. Se tagli dovranno essere fatti dovranno avvenire in modo da consentire al settore di adeguarsi a quello che sta succedendo”.
Quanto all’ordine dei giornalisti, il sottosegretario con delega all’editoria Vito Crimi ricorda che “anziche’ fare subito un decreto di abolizione dell’Ordine” ha avuto “l’accortezza di incontrare i nuovi vertici” dell’Odg. “La mia prima preoccupazione e’ stata di attendere il processo di autoriforma generale che i Giornalisti stanno cercando di mettere in atto” su vari aspetti, “tra cui l’accesso a professione e altri interventi. Ad ottobre, mi dicono, questi interventi dovrebbero essere proposti. A seguito di questo faremo le nostre valutazioni. Se ancora ci sono i presupposti per abolire l’Ordine del Giornalisti saro’ qui a proporvelo. Ma quando si decide di fare una scelta, poi la si governa. Se si decidera’ di abolire l’Odg andra’ rivisto tutto il sistema degli automatismi che oggi sono legati all’iscrizione all’Ordine. Vanno riviste anche le nuove professioni e si deve parlare del nuovo modo di fare giornalismo”.
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