Nel mondo globalizzato aumentano a dismisura le distanze sociali interne, con la nascita di “categorie” nuove seguite all’impoverimento della classe media. A crescere di pari passi con le diseguaglianze e’ anche il risentimento sociale che fa riemergere istanze del passato come il neoprotezionismo commerciale e migratorio, e la protesta anti-elite e populista. E’ quanto emerge dalla presentazione dell’anteprima digitale del “Rapporto Coop 2018” questa mattina a Milano, uno studio che e’ parte integrante di Italiani.coop, il portale di ricerca e analisi sulla vita quotidiana degli italiani curato dall’Ufficio Studi Coop e consultabile all’indirizzo www.italiani.coop). A spiccare nell’indagine sono i numeri economici di una ripresa che non si e’ tradotta in benessere sociale e l’emersione di categorie sociali nuove, “polarizzate”: da una parte gli “esploratori”, spiega il direttore Ancc-Coop Albino Russo, in riferimento al 17% degli italiani tra i 18 e i 65 anni, ovvero “coloro che sono agiati, vivono il presente e sono propensi a sperimentare continuamente il nuovo”. Alla polarita’ opposta, “si colloca il 26% della popolazione, che noi abbiamo chiamato i ‘nostalgici’- continua Russo- che sono quegli italiani che nella recente evoluzione della societa’ sono stati in parte le vittime, in quanto vivono piu’ insicurezza sociale, problemi di lavoro e hanno una bassa soddisfazione della vita, oltre a inevitabilmente redditi piu’ contenuti”. I ‘nostalgici’ sono parte della classe media che ha sperimentato gli effetti piu’ duri della crisi, “guardano con nostalgia il passato che offriva piu’ certezze e sono preoccupati per il futuro”, oltre ad essere il gruppo di italiani piu’ delusi, quasi livorosi nei confronti delle istituzioni.
“Nel mezzo sta il Paese, frantumato”, evidenzia il direttore Ancc-Coop definendo l’Italia come un caso emblematico, in quanto dopo quasi cinque anni, la sempre piu’ lenta ripresa (+1,2% la variazione attesa del Pil nel 2018 contro 1,5% effettivo del 2017), va a vantaggio di pochi, non risolleva le sorti della classe media e addirittura spinge ancora piu’ in basso le condizioni delle famiglie in maggiore difficolta’. In sostanza chi e’ povero rimane tale: il 62% degli italiani che si trova nel 20% inferiore nella distribuzione del reddito e’ tale anche dopo quattro anni, una percentuale superiore di 5,5 punti percentuali rispetto alla media dei 36 Paesi Ocse. In questo quadro a unificare un Paese dove aumentano le diseguaglianze, conclude Russo, sono valori tradizionali, che “tengono”, come la famiglia, il lavoro, la salute, il cibo, oltre a nuove priorita’, sentite da un numero crescente di cittadini, come la tematiche ambientale e la necessita’ di acquisire competenze tecnologiche.
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