Al via la campagna di attori e cineasti italiani in solidarietà Mohammad Bakri. Il regista di origine palestinese e cittadino israeliano è sotto processo per un documentario sulla distruzione del campo di Jenin. Nel 2005 si mobilitò Monicelli, oggi le firme dello spettacolo scendono in campo in suo favore. Bakri sarà in Italia dal 16 al 27 ottobre per partecipare a una serie di eventi.
Non sempre la fama e il riconoscimento internazionale bastano a mettere un artista al riparo dalla censura dei governi. Soprattutto se l’artista in questione è palestinese (cittadino israeliano, però) e se il governo in questione è quello di Israele.
Mohammad Bakri è il nome più in vista del cinema palestinese, il suo nome è noto da molto tempo fuori e dentro la cerchia dei cinefili e degli addetti ai lavori. Non bastassero i riconoscimenti come attore prima di teatro e poi di cinema, o i premi come documentarista (Giornate cinematografiche di Cartagine, “Sole e luna” Doc-film award), a ribadirlo è arrivato proprio quest’anno il premio come miglior attore al Festival Internazionale del Cinema di Dubai e l’Arab Critic Award al Festival di Cannes, per il film Wajib – Invito al matrimonio, diretto da Annemarie Jacir, che lo vede protagonista.
Tuttavia, il nome di Mohammad Bakri è noto alla comunità artistica internazionale anche per la persecuzione giudiziaria che il regista si trova a subire dal 2002, ovvero dall’anno di uscita del suo documentario shock sulla distruzione del campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania, da parte dell’esercito israeliano, in una delle tante sanguinose operazioni dell’offensiva militare “Scudo difensivo”.
Uscito a giugno del 2002 (solo due mesi dopo dalla fine dell’offensiva), Jenin Jenin documenta il punto di vista palestinese su una delle pagine più tragiche di una campagna militare che, tra marzo e aprile del 2002, ha provocato oltre 500 morti, migliaia di feriti, invasioni nelle diverse città palestinesi, blocchi stradali e coprifuoco. A Jenin vennero uccisi oltre 50 palestinesi e il campo fu raso al suolo. Come disse un soldato israeliano, intervistato dal quotidiano Yediot Ahronot il 31 maggio “Gli abbiamo lasciato un enorme campo da calcio”.
La reazione non si è fatta attendere. La proiezione del film è stata vietata in Israele per due anni, Bakri ha subito campagne diffamatorie e un processo per vilipendio e diffamazione, istruito sulla base delle denunce di alcuni militari israeliani che chiedevano centinaia di migliaia di euro di risarcimento. Molti cineasti italiani (tra cui Mario Monicelli, Mario Martone e Saverio Costanzo) si mobilitarono in difesa del regista e decine di proiezioni di Jenin, Jenin furono organizzate senza autorizzazione. Un anno dopo, nel 2006, Bakri è stato assolto, ma la sua odissea non è finita.
Infatti, nel 2016 è arrivata una nuova denuncia (sempre da parte di un militare israeliano), che lo porterà a processo il 3 gennaio 2019. Bakri dovrà affrontare la richiesta di un risarcimento di 2 milioni e 600mila shekel (circa 627mila euro).
Come già dieci anni fa, anche oggi il mondo del cinema e dello spettacolo italiano sono scesi in campo in solidarietà con il regista e in difesa della libertà di espressione artistica, lanciando la campagna #iostoconBakri. Tra le tante firme che si possono leggere in calce all’appello, anche quelle di Bertolucci, Martone, Maselli, Montaldo Taviani, Giordana, di Elio Germano, Isabella Ragonese, Daniele Vicari e Valerio Mastandrea, dei direttori dei festival di Venezia e Berlino.
Ma la solidarietà con Bakri è anche concreta: Assopace Palestina, associazione da sempre impegnata a far conoscere la cultura e il cinema palestinese in Italia ha organizzato, in collaborazione con altre associazioni, un tour di presentazioni, proiezioni e dibattiti con Mohammad Bakri. Prima tappa a Roma, al Nuovo Cinema Aquila, il 16 ottobre.
La lista degli appuntamenti
Roma 16 ottobre, Napoli 18 ottobre, Brescia 21 ottobre, Bologna 22 ottobre, Torino 23 ottobre, Venezia-Mestre24 ottobre, Milano, 25 ottobre, Firenze 26 ottobre. A margine di ogni evento, il regista Mohammad Bakri sarà disponibile per interviste.
Una dichiarazione di Mohammad Bakri è disponibile in video: https://youtu.be/3rposPnJjTQ
Per sottoscrivere l’appello inviare una mail all’indirizzo: conbakri@gmail.com
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