“L’alternativa “morire di fame” o “morire di cancro” è sbagliata perché non aiuta a ragionare su temi tanto complessi quanto delicati. Le aziende che hanno inquinato devono rimanere sul territorio e utilizzare i loro profitti anche per le azioni di bonifica”. Lo ha affermato il segretario nazionale Uil Carmelo Barbagallo intervenuto questa mattina a Sulmona (Aq) al seminario di criminologia sul tema “Ecomafia e Agromafia: analisi, riflessioni, proposte”, promosso dall’associazione Vittime del Dovere Onlus, Uil Abruzzo e Esecutivo di Sulmona dell’Ipa (International Police Association).
Una mattinata ricca di spunti e interventi, che si è aperta con il ricordo di Roberto Mancini, il poliziotto della Terra dei Fuochi morto nel 2014, divenuto la figura simbolo della lotta all’inquinamento di origine mafiosa, davanti ad una platea folta composta da autorità, cittadini, studenti e allievi della Scuola di Polizia Penitenziaria di Sulmona. Il seminario, condotto da Alessia Meloni, avvocato e consulente dell’Associazione Vittime del Dovere, ha visto la partecipazione della presidente dell’associazione, Emanuela Piantadosi, Mauro Nardella, project manager e componente della segreteria confederale Uil Adriatica Gran Sasso, Francesco Basentini, capo Dipartimento Amministrazione Penitenziara, Giuseppe Bellelli, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Sulmona, Mauro D’Amico, generale di brigata e dirigente del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Luigi Di Cesare, avvocato e docente di materie giuridiche ed economiche, Michele Fina, direttore Accademia “Primo Levi”, Cristina Gerardis, avvocato dello Stato e Piero Porciani, avvocato del Foro di Milano.
“Purtroppo – ha aggiunto Barbagallo – il mercato e il profitto non ci aiutano a comprendere le dimensioni dei danni ambientali che sta subendo il pianeta, e in particolare il nostro Paese dove il 68 per cento del territorio è a rischio sismico e il rimanente è alle prese con il dissesto idrogeologico. Per questo, non basta affinare le leggi e gli strumenti di indagine se poi si mandano le macchine non catalizzate in Tunisia, spostando di fatto l’inquinamento solo da un Paese all’altro: non dimentichiamo che il nostro pianeta è uno. Ben vengano allora appuntamenti come questi, specie se rivolti alle giovani generazioni che vanno educate al rispetto dell’ambiente e alla legalità. Quest’ultima più sarà diffusa e meno si piangeranno morti e vittime del dovere. Per il sindacato – ha concluso il segretario Uil – sicurezza e lavoro sono priorità assolute: dopo il reato di omicidio stradale andrebbe introdotto il reato di omicidio da profitto per tutti coloro che non rispettano le regole e fanno morire i lavoratori”.
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