In queste ultime settimane di gennaio c’e’ un’Italia in fermento che si riunisce e discute per organizzare la “giornata dello sciopero globale femminista” del prossimo 8 marzo. L’hanno ribattezzata cosi’, le attiviste del movimento ‘Non una di meno’, la Giornata internazionale della donna – comunemente nota come Festa della donna, nata agli albori del Novecento negli Stati Uniti d’America e designata negli Anni 70 come celebrazione globale dalle Nazioni Unite – che si sostanzia, grazie al giovane laboratorio politico sorto dall’argentino ‘Ni Una Menos’, di ulteriori elementi: l’assemblea come strumento, terreno di confronto e condivisione, territoriale e nazionale; lo sciopero, internazionale e femminista, come forma di protesta, “contro il patriarcato” e la “violenza maschile”. Da Torino a Firenze, da Padova a Catania, passando per Napoli, le assemblee cittadine verso “lottomarzo” si moltiplicano, dopo le due grandi assemblee nazionali di Bologna (6-7 ottobre 2018), quando e’ stato proclamato lo “Stato di Agitazione Permanente”, e Roma (25 novembre 2018). Alla base delle rivendicazioni delle attiviste il ‘Piano femminista contro la violenza maschile e di genere’ lanciato nel novembre 2017 dopo decine di assemblee cittadine, cinque assemblee nazionali e nove tavoli tematici . Il tutto per contrastare violenza di genere e sessismo ed evidenziare il ruolo delle donne nella societa’, denunciando la loro subalternita’ nel mercato del lavoro, nell’ambito del sistema neoliberista.
“Vogliamo far entrare lo sciopero nelle case, espanderlo alla societa’, agli ospedali e ai consultori, alle scuole e alle universita’, dove si produce un sapere che in gran parte continua a riprodurre quei ruoli e quelle gerarchie- si legge tra i dettagli dell’evento Facebook dell’assemblea cittadina di Bologna, convocata per il prossimo 27 gennaio- Guardando alla lotta delle lavoratrici migranti della Yoox di Bologna e delle operaie di Italpizza a Modena, contro le molestie e l’intreccio tra sessismo, razzismo e sfruttamento, vogliamo portare le istanze dello sciopero femminista in tutti i luoghi di lavoro, preparandolo con assemblee sindacali ovunque sia possibile, creando le condizioni affinche’ possa scioperare anche chi e’ senza contratto o in una condizione di maggiore precarieta’ e ricattabilita’”. Una spinta ambiziosa contro alcuni bersagli simbolici della stagione politica giallo-verde: “il disegno di legge Pillon e le mozioni anti-aborto”, “la guerra alle e ai migranti legittimata dalla legge Salvini”, “la violenza economica e una manovra finanziaria che, lungi dall’abolire la poverta’- continua il post- ha trasformato il ‘reddito di cittadinanza’ in un dispositivo di controllo classista”. A Napoli l’assemblea di domani, 22 gennaio, si dividera’ in tavoli di lavoro. Il tavolo ‘Formazione’ approfondira’ i ddl Salvini e Pillon, con l’organizzazione di interventi e iniziative in scuole, universita’ e piazze; il tavolo ‘Sciopero’ immaginera’ la giornata dell’8 marzo, tentando di “differenziarla il piu’ possibile cosi’ da allargare la possibilita’ di partecipare e scioperare”; il tavolo ‘Comunicazione’ organizzera’ feste, iniziative e presentazioni. Al centro della discussione anche “l’autoinchiesta sul lavoro verso l’8 marzo” e “l’organizzazione di assemblee territoriali” (Scampia, 19 febbraio; Sparanise, con il corteo sull’ambiente; Bagnoli, con la battaglia per la riapertura del consultorio). Momenti assembleari sono previsti in alcune tra le principali citta’ italiane: Torino e Padova (23 gennaio), Catania (24 gennaio) e Firenze (29 gennaio). Permane lo scarto ideale tra movimento e segreteria della Fiom, che, fanno sapere le attiviste sul blog di ‘Non una di meno’, non proclamera’ lo sciopero. “Nel suo intervento conclusivo- si legge sulla pagina in cui ieri e’ stato pubblicato il testo letto dalle attiviste nel corso del Congresso nazionale della Fiom-Cgil lo scorso 13 dicembre a Riccione- ha spiegato che uno sciopero generale di categoria per riuscire deve essere motivato, e che se non riuscisse indebolirebbe il sindacato. Finche’ continuera’ a pensare lo sciopero in termini strettamente sindacali, e non politici e sociali, la segreteria Fiom non potra’ vedere l’occasione – riconosciuta e colta dai suoi omologhi europei, come i sindacati spagnoli – di combattere la violenza patriarcale come una delle condizioni che contribuiscono a intensificare la precarieta’ e lo sfruttamento di tutte e tutti”.
“Noi chiediamo- continuano le attiviste- un salario minimo europeo per contrastare i salari da fame, i meccanismi di disparita’ e di dumping salariale; un reddito incondizionato e universale, slegato dal reddito familiare, dalla cittadinanza e dalle condizioni di soggiorno, un reddito che noi definiamo di autodeterminazione perche’ deve essere garanzia di indipendenza economica e autonomia, di prevenzione della violenza, di liberazione dai ricatti delle molestie e dello sfruttamento. Noi chiediamo un welfare universale e gratuito, non basato sul modello familistico, ma sul principio dell’autonomia delle donne e di tutti, adeguato alle relazioni, ai bisogni e ai desideri; dunque, il ri-finanziamento e potenziamento dei servizi pubblici dell’infanzia, nonche’ l’accesso universale agli stessi; politiche a sostegno della vera genitorialita’ condivisa, attraverso l’estensione incondizionata delle indennita’ di maternita’, paternita’ e parentale a tutte le tipologie contrattuali, e non solo in presenza di contratto”. “Infine- sottolinea il movimento- la dimensione globale delle lotte per l’autodeterminazione e i diritti del lavoro e’ oggi un tema inaggirabile. Per questo abbiamo assunto la lotta per un permesso di soggiorno europeo, per la cittadinanza e l’asilo, come nostra lotta: se il ricatto della clandestinita’ produce violenze e sfruttamento sui confini interni ed esterni, noi rivendichiamo per tutti liberta’ di muoversi e di restare”.
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