“Una data difficile da dimenticare quella di oggi: dieci anni fa moriva Eluana Englaro, una storia che ancora oggi fa riflettere e pone davanti al mistero della vita e della morte. Obbliga a chiedersi se ci sono vite in cui il diritto alla vita possa essere messo in discussione; se esiste la possibilita’ che una persona si rifiuti di vivere ricorrendo a ogni mezzo disponibile; e soprattutto se sia giunto il momento, anche in Italia, di riconoscere l’eutanasia come suprema forma di liberta’, in contrasto con l’attuale ordinamento giuridico italiano”. Lo afferma la senatrice Paola Binetti, UDC, che aggiunge: “Allora, 10 anni fa, l’opinione pubblica, resa incandescente dalla forte mediatizzazione di una vicenda profondamente drammatica, si era spaccata sul giudizio su quella morte. Colpiva la vicenda di una giovane donna che da tanti anni viveva in stato vegetativo, assistita dalle Suore misericordine di Lecco, per la quale sembrava non ci fosse alcun margine di possibile ripresa, per cui il padre chiedeva di por fine alla sua vicenda umana. Eluana non era attaccata a nessuna spina, respirava autonomamente ed era nutrita per via parenterale. Per lasciarla morire bastava sospendere nutrizione e idratazione”. “Dopo alcune sentenze negative- continua Binetti- arrivo’ l’ultima, emessa dalla Corte di Cassazione, dove con una puntualizzazione sorprendente nell’analisi delle argomentazioni utilizzate, si autorizzava la morte di Eluana, sospendendone nutrizione e idratazione. E il 9 febbraio 2009 Eluana mori’ ad Udine, dopo essere lungamente vissuta a Lecco. Un vero e proprio viaggio della morte”.
“Iniziava allora- ricorda Binetti- anche a livello parlamentare, la fase della depenalizzazione prima e della legalizzazione successivamente dell’eutanasia. Disegno di legge attualmente incardinato alla Camera, che con l’abolizione dei due articoli del codice, quello che vieta il suicidio assistito e l’omicidio del consenziente, dovrebbe permettere la piena assoluzione di Marco Cappato. D’altra parte- sostiene la senatrice Udc- l’approvazione della legge sulle DAT nella precedente legislatura, con l’assimilazione della nutrizione e della idratazione medicalmente assistiti a trattamenti come tutti gli altri , ne aveva abbondantemente preparato la strada”. E ancora: “A Eluana, a suo padre, a tutti coloro che ad un certo punto della loro vita trovano pressoche’ impossibile continuare a vivere e scelgono drammaticamente di morire, va tutta l’umana comprensione, la pieta’ e, per quanto possibile, vanno anche le scuse di chi non e’ riuscito a stare loro accanto come forse avrebbero desiderato e come sarebbe stato giusto. Ma e’ francamente difficile- dice Binetti- accettare una legge che abbia come unico scopo quello di sollevare medici e familiari dalle loro responsabilita’, senza chiedersi come sia possibile una inversione radicale della loro mission specifica, con il passaggio dalla tutela della vita a quella di chi facilita la morte. Il vecchio Giuramento di Ippocrate, su cui per secoli si sono formate intere classi di medici, non puo’ essere passato di moda fino a questo punto: ‘Non somministrero’ ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, ne’ suggeriro’ un tale consiglio…’. E da li’ intendiamo ripartire e lottare contro questo ddl che e’ un’ennesima aggressione alla Vita di persone fragili, proprio nel momento in cui avrebbero piu’ bisogno di solidarieta’ e di accompagnamento in altra direzione! Cominciando col migliorare la rete delle Cure Palliative e aumentare il numero di postiletto negli Hospice”, conclude Binetti.
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