Cento anni di storia, di sconfitte e vittorie in guerra, di gioie e sofferenze, ma soprattutto, in tempo di pace, tanto impegno di solidarietà per la comunità, a cominciare da quello reso per la ricostruzione della città dell’Aquila e dei centri colpiti dai terremoti del 2009, 2016 e 2017, tanto per citare la più recente opera degli alpini dell’ANA, oltre a quelle che tutti i giorni li impegnano ovunque in Italia. L’Associazione Nazionale Alpini (ANA), fondata nel 1919, compie cent’anni e festeggia con l’Adunata nazionale il suo primo centenario nelle giornate del 10-11-12 maggio 2019, proprio a Milano dove fu costituita.
Una festa per tutta la città di Milano, che sarà celebrata con eventi commemorativi, mostre, canti alpini, allegria e con le curiosità che la grande kermesse dell’adunata porta sempre con sé, insieme al buon vino, fino a concludersi con la grande ed entusiasmante sfilata di domenica. Attese nel capoluogo lombardo cinquecentomila penne nere da ogni parte d’Italia e dall’estero, diverse migliaia dall’Abruzzo, storico territorio di reclutamento alpino dove la Sezione Abruzzi dell’ANA conta oltre undicimila soci.
Ma l’Adunata nazionale è anche occasione per ricordare la storia degli Alpini, attraverso diari, memorie, biografie e soprattutto i libri che hanno scritto le loro imprese. Come non menzionare alcune delle opere letterarie più famose e di grande rilevanza storica, quali “Centomila gavette di ghiaccio” di Giulio Bedeschi, “Quota Albania” di Mario Rigoni Stern, “Cristo con gli alpini” di Don Carlo Gnocchi. Sono solo alcuni dei titoli della serie “Biblioteca degli Alpini” che dallo scorso 9 febbraio ogni settimana esce con un nuovo libro insieme ai quotidiani la Repubblica, La Stampa e il Secolo XIX e ai giornali locali del Gruppo Gedi.
Proprio nella settimana dell’Adunata nazionale, sabato prossimo 11 maggio esce il volume “Io prigioniero in Russia” di Vincenzo Di Michele, la storia di un giovane alpino del Battaglione L’Aquila nato a Intermesoli, frazione di Pietracamela, piccolo paese in provincia di Teramo alle pendici del Gran Sasso, che sradicato dalla sua terra natia venne mandato in prima linea sul fronte russo e fu fatto prigioniero. Su quel fronte a Selenyj Jar sul Don il Battaglione L’Aquila combatté con grande coraggio, nel dicembre 1942 e nel gennaio ’43, tenendo le posizioni e consentendo il ripiegamento dell’armata. Del glorioso Battaglione L’Aquila, partito per la Russia nell’agosto 1942 con 52 ufficiali, 52 sottufficiali e 1752 alpini, tornarono in Italia nel marzo del ’43 solo 3 ufficiali e 159 alpini.
Annota lo storico Vincenzo Di Michele, riguardo gli eventi raccontati nel volume: “Dal campo di concentramento di Tambov tra malattie e cannibalismo, all’ospedale di Bravoja, fino ai campi di lavoro del cotone di Taškent in Kazakistan, è riassunta la sofferenza di questo giovane alpino e di migliaia di altri prigionieri. Il Battaglione L’Aquila non si sceglie. Sin dalla nascita, ogni abruzzese già conosce il suo corpo d’armata. Le storie delle penne nere – continua Di Michele – non finiranno mai, perché gli alpini ti entrano dentro, ti avvolgono e poi si tramanderanno nel tempo, di padre in figlio, proprio come nel mio caso. Il Battaglione L’Aquila è motivo di orgoglio per tutti gli abruzzesi”.
“Da poco compiuto il ventesimo anno di età, come da precetto, mi presentai al Distretto Militare di Sulmona. In quel foglio di carta dove appunto era contenuto il responso, già si presagiva quella che sarebbe stata la mia destinazione in guerra. ‘Recluta: Alfonso Di Michele, nato a Intermesoli, frazione di Pietracamela, il 17 aprile 1922. Costituzione robusta, media statura, ottima condizione fisica. Responso: abile e arruolato nel corpo degli alpini.’ Avrei potuto fare anche a meno di leggere il mio corpo d’armata, dato che non poteva essere diversamente, per un ragazzo che viveva alle pendici del Gran Sasso. Fui dunque assegnato al Battaglione L’Aquila, il cui motto, quanto mai emblematico per un corpo d’armata abruzzese e d’alta montagna, era: ‘D’Aquila Penne Ugne di Leonessa’. La divisione era la celeberrima Julia, proprio lei, quella valorosa che, nonostante la sconfitta bellica dell’esercito italo-tedesco sul fronte russo, non ha mai ceduto neanche un metro al nemico, tanto da meritarsi l’appellativo di ‘divisione miracolo.’ (estratto dal libro Io prigioniero in Russia di Vincenzo Di Michele).
Tutte queste opere letterarie, come si diceva, sono state inserite nella “Biblioteca degli Alpini”, collana curata dal Gruppo Gedi che raccoglie le pagine più celebrate e quelle meno note, ma altrettanto rilevanti, per entrare nel cuore dell’esperienza umana delle penne nere. Libri, questi, che hanno rappresentato un pezzo fondamentale della storia del nostro Paese. Oltre a la Repubblica, La Stampa e il Secolo XIX, sono più di 15 i quotidiani locali che portano in allegato questa raccolta, proprio per mantenere ferma la memoria degli alpini: un Corpo temerario che ha fatto di valori come solidarietà, fratellanza e difesa dell’ambiente la sua bandiera.
Goffredo Palmerini
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