“L’informazione digitale e’ l’informazione del presente e del futuro”. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Vito Crimi sottolinea l’importanza dell’informazione professionale e credibile in un “ecosistema” mediatico caratterizzato dall’aumento delle fonti informative. A margine della sessione degli Stati generali dell’editoria dedicati all’informazione online, interpellato dalla Dire Crimi rivolge un invito agli editori e ai giornalisti: “Il digitale e’ sicuramente il futuro e non bisogna confondere l’informazione svolta da operatori professionali, che quindi sono registrati e seguono un codice deontologico, con giornalisti contrattualizzati, rispetto a chi distribuisce informazione magari copiando e incollando da altri siti di informazione senza le verifiche che deve fare l’informazione professionale”. Alla sessione, moderata da Ferruccio Sepe, Capo Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, hanno partecipato Francesco Saverio Vetere, Presidente Uspi, Matteo Rainisio, Vicepresidente Anso, Pier Luca Santoro di DataMediaHub. L’informazione digitale “oggi e’ tendenzialmente gratuita- spiega Crimi- fonda il proprio business sulla pubblicita’. Bisogna comprendere in che modo puo’ reggere questo modello o se ci sono delle novita’. Qualcuno dice che e’ un far west. Io dico che piu’ che un far west e’ necessario diffondere consapevolezza su cio’ che e’ informazione professionale e cio’ che e’ invece l’informazione diffusa come propaganda all’interno della rete. E’ un compito sempre piu’ difficile perche’ molto spesso anche l’informazione professionale perde credibilita’. E se accade questo e’ ancora piu’ difficile da parte del lettore interpretare il confine tra cio’ che e’ professionale e cio’ che non lo e’. L’invito e’ affermare la credibilita’, la supremazia dell’informazione professionale e non cedere alle fake news, alla tendenza di diffondere notizie veloci e non verificate”.
Gli editori guardano ora alla possibilita’ di accedere ai contributi pubblici anche per l’online. “La nuova legge introdotta dal precedente governo prevede che da quest’anno c’e’ una possibilita’ di accesso. Ma i paletti – spiega il sottosegretario- sono molto alti e per come e’ strutturata l’editoria digitale difficilmente potranno accedere a quel contributo. E’ tutto da studiare, proprio in questa fase ci sono le domande, c’e’ l’istruttoria. Potremo capire gli effetti, capire in che modo aiutare. Il concetto di fondo e’ sempre lo stesso: non dobbiamo dare un contributo agli editori, ma sostenere il pluralismo, non il diritto soggettivo di una testata ma il diritto del cittadino ad avere una pluralita’ di fonti informative”. Intanto dal 1 gennaio 2020 scadono le agevolazioni telefoniche. Crimi spiega nel corso del seminario che la concorrenza tra operatori potrebbe essere piu’ conveniente del regime agevolato. “Si tratta di un contributo dato alle compagnie telefoniche che stipulano contratti con editori che vengono rimborsati, ad esempio se applicano tariffe al 50%. Io sono convinto che gli operatori avrebbero applicato lo stesso sconto anche senza contributo pubblico. Si apre una possibilita’ e dal mio punto di vista gli editori potrebbero averne anche un beneficio”.
Nel dibattito e’ intervenuto anche il segretario di Stampa Romana Lazzaro Pappagallo, per mettere in guardia dalla “cliccologia”, l’ossessione a inseguire i clic indipendentemente dalla qualita’ dell’informazione. “La cliccologia alimenta il fenomeno del nero con siti fotocopia e il dilagare del copia e incolla. Il tema della legalita’ e’ importante in questo settore”, dice Pappagallo che cita ad esempio il caso di molte zone del Meridione “che non hanno piu’ informazione tradizionale. Sono scomparsi i quotidiani, resta quella digitale ma stiamo attenti al tipo di informazione che facciamo che abbia sempre un collegamento con la comunita’”, avverte. L’invito e’ a capire “cos’e’ il mercato locale, che dimensione di impresa sostiene” visto che le recenti analisi sull’online parlano si’ di una crescita dei ricavi pubblicitari dell’11 per cento, ma anche di un tessuto imprenditoriale per il 68 per cento costituito da imprese sotto i 100mila euro di fatturato.
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