Robot e macchine intelligenti a vantaggio del benessere dei cittadini e della societa’. Oggi tutto questo e’ realta’. I protagonisti che danno vita alla ricerca e all’industria piu’ visionaria trovano casa nel neonato Istituto di robotica e macchine intelligenti (I-Rim) che vede tra i protagonisti anche quel settore dell’industria piu’ spiccatamente aperto alle tecnologie avanzate. Macchine che rappresentano nelle fasce piu’ fragili della societa’ un importante ausilio fisico alle persone anziane o disabili, o che riducono i pericoli e la fatica nel lavoro. Il vantaggio ulteriore e’ anche il miglioramento dei processi di produzione di beni materiali e la loro sostenibilita’, la sicurezza, l’efficienza e la riduzione dell’impatto ambientale dal trasporto delle persone a quello dei beni, dal progresso delle tecniche diagnostiche e chirurgiche sono esempi di campi di applicazione e interazione tra l’uomo e queste tecnologie. A spiegare il ruolo essenziale di questi ritrovati nel campo della medicina, della chirurgia e della riabilitazione all’agenzia di stampa Dire e’ stato il professor Eugenio Guglielmelli, prorettore dell’Universita’ Campus Bio-Medico (Ucbm) di Roma e membro fondatore I-Rim. – Cosa si studia nel neonato Istituto di robotica e macchine intelligenti? “L’istituto e’ nazionale e l’Universita’ Campus Bio-medico fa parte, insieme ad altri, di questa giovane ma importante realta’. Il nostro motto e’ ‘Dare corpo all’intelligenza artificiale’. Stiamo conoscendo un momento di sviluppo degli algoritmi di software che aiutano a prendere decisioni anche in contesti molto complessi della vita quotidiana. Condividere le informazioni e’ gia’ prassi, ma dobbiamo abituarci anche a condividere azioni tramite altri dispositivi, come i cellulari ad esempio. Questi scenari comporteranno ulteriori sviluppi nel campo della ricerca e coinvolgeranno i settori dell’industriali. Per questo l’I-Rim vuole mettere a sistema tutti gli attori che operano nel campo della robotica, in particolare mi riferisco al mondo della meccanica, dell’elettronica, dell’ingegneria dell’informatica, della sensoristica per estendersi alle discipline di base come la matematica, la fisica e la biologia. L’ulteriore mission dell’Istituto e’ divenire interlocutore delle istituzioni, del mondo dell’industria, per riuscire come Paese ad avere visibilita’ sempre maggiore a livello internazionale”.
Continua l’intervista a Eugenio Guglielmelli, prorettore dell’Universita’ Campus Bio-Medico (Ucbm) di Roma e membro fondatore I-Rim: – A tal proposito che ruolo svolge la ricerca italiana nel panorama internazionale? “Uno dei motivi che ha portato alla nascita di questo Istituto, di cui ho l’onore di far parte del Comitato direttivo, presieduto da Antonio Bicchi del Sant’Anna di Pisa, e’ legato all’alta reputazione che la ricerca italiana ha acquisito nel campo della robotica e delle macchine intelligenti a livello internazionale. I ricercatori e le aziende italiane non hanno nulla da invidiare agli Stati Uniti, al Giappone o alla Germania neanche dal punto di vista della meccatronica e delle macchine per l’automazione, sia in termini di valore industriale che di competitivita’. L’obiettivo e’ creare prodotti sempre piu’ capaci di migliorare la qualita’ della vita in Italia, dove tra l’altro la popolazione e’ longeva. Questo grazie a una serie di fattori, tra cui un ottimo Ssn, che devono fare comunque i conti con il rischio di cali di autonomia delle persone correlati ad esempio all’invecchiamento della popolazione”. – In che modo queste macchine intelligenti trovano poi applicazione nel campo medico e della riabilitazione? “Il campo medico e’ stato uno dei primi fattori che ha conosciuto uno sviluppo enorme della robotica. Questa branca e’ nata alla fine degli anni Sessanta ed era piuttosto legata al campo delle automobili, mentre oggi macchine sempre piu’ perfette vengono impiegate nel settore medico. Come Campus Bio-Medico ci stiamo spostando proprio in questa direzione. Nella chirurgia vengono gia’ utilizzati sistemi robotici, ma oggi tali tecnologie stanno entrando sempre piu’ anche nel campo della riabilitazione – sia motoria che cognitiva – allo scopo di assistere sempre di piu’ i pazienti anche una volta tornati a casa. Non a caso l’azienda spin-off del nostro ateneo ha recentemente certificato un prodotto per la riabilitazione dell’arto superiore direttamente a casa del paziente. Gli scenari che si dipanano dunque sono quelli della medicina in mobilita’ che, insieme alle tecnologie digitali, consentono di condividere i dati sullo stato di salute, sull’aderenza alle terapie da parte dei pazienti”.
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