“In Siria la guerra c’e’ ancora, quindi il clima bellico non aiuta di certo un’eventuale collaborazione tra gli inquirenti italiani e quelli siriani. Credo pero’ anche che le autorita’ siriane non siano disponibili a collaborare a qualunque tipo di attivita’ che concerna le indagini sui diritti umani”. Cosi’ alla ‘Dire’ Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, raggiunto a margine di una conferenza stampa organizzata a Roma nel sesto anniversario dal sequestro a Raqqa, in Siria, di padre Paolo Dall’Oglio. Si tratta della prima conferenza stampa mai organizzata dai famigliari del gesuita missionario, un’occasione per denunciare l’assenza di indagini “trasparenti e coordinate”. Il portavoce di Amnesty evidenzia che, nonostante le difficolta’ determinate dal conflitto in corso, “gli inquirenti italiani potrebbero collaborare con chi oggi controlla Raqqa, ossia le forze americane, intervenute attraverso la Nato. La vera domanda quindi e’: perche’ non lo stiamo facendo?”.
famigliari di padre Dall’Oglio hanno voluto sollecitare interventi anche per gli scomparsi siriani, che per Noury “hanno superato quelli della dittatura argentina, aggirandosi intorno ai 58-60mila”. Secondo Noury, la stima e’ stata fornita lo riferiscono quelle associazioni di famigliari “che chiamano in causa le forze di sicurezza siriane. Certamente il fenomeno dei rapimenti, tenendo presente la guerriglia dei gruppi armati estremisti come l’Isis, Al-Qaeda e le varie fazioni, ci fanno temere altre migliaia”. Infine un cenno alla risoluzione approvata di recente dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che sollecita interventi agli Stati membri affinche’ sia fatta luce su tutti gli scomparsi nei conflitti: “E’ una risoluzione importante” commenta l’esperto. “Finalmente si avverte a livello internazionale la necessita’ di fare di piu’ su un fenomeno globale, presente in ogni conflitto”. Secondo Noury, e’ anche “un’opportunita’ per l’Italia, dato il ruolo che riveste in questo momento all’interno delle Nazioni Unite, affinche’ il tema degli scomparsi diventi un tema urgente”. Cio’ secondo il responsabile di Amnesty deve tradursi “in piu’ risorse, e in un impegno non inferiore a quello dello sminamento”. Perche’, conclude Noury, ritrovare persone scomparse in contesti di guerra richiede la professionalita’ di “squadre di antropologi, per esumare le fosse comuni. E’ un lavoro necessario, per dare eventualmente alle famiglie una tomba su cui piangere”.
Lascia un commento