“La Corte costituzionale si e’ espressa ieri sera, piuttosto tardi: dopo le 19, ma nonostante l’ora la reazione e’ stata velocissima e i comunicati stampa si sono moltiplicati velocemente. Sul fronte radicale, con il supporto di alcune associazioni in difesa dei diritti dei malati e un buon numero dei colleghi della sinistra, il plauso e’ stato incondizionato e l’apertura all’eutanasia e’ stata rilanciata in modo ancora piu’ esplicito, diventando subito proposta di eutanasia attiva, con somministrazione veloce di un farmaco letale. Sempre con le migliori intenzioni possibili: ridurre i tempi di sofferenza del malto. Molto, davvero molto diversa, la reazione dell’ala cattolica: dalla Cei alle tante associazioni che hanno fatto della cura e dell’assistenza dei malati la loro stessa ragione di vita”. Lo dice Paola Binetti, senatrice dell’Udc. Poi, prosegue: “Sul piano politico, questa volta dall’area del centrodestra, si sono moltiplicati i comunicati di critica e di dissenso, di delusione e in alcuni casi di vera e propria denuncia, per il ruolo che la Corte si e’ assunto, scavalcando il parlamento. Sono molte le linee di fratture che si sono create: tra i fautori dell’antico e consolidato diritto alla vita e i sostenitori di un diritto nuovo di zecca: diritto di morire quando, come e dove voglio io. Tra i medici, che complessivamente hanno rispedito al mittente la sentenza, sostenendo che se si tratta di eutanasia di stato, sia lo stato ad identificare chi deve farsene carico, senza obbligare i medici a contraddire il loro mandato specifico. Tra i diversi livelli istituzionali: Corte e Parlamento; tra le due nuove formazioni parlamentari, con una maggioranza Pd-Leu-M5S favorevole e una opposizione, una volta tato compatta, contraria. Una sentenza fortemente divisiva, contraddittoria ed estremamente ambigua nella sua traduzione attuativa”.
Per Binetti “la sentenza chiede di verificare che siano somministrate tutte le cure palliative, prima di passare al suicidio assistito, ignorando come sia sotto-finanziata e inattuata la legge 38. Parla di patologie inguaribili, ignorando come sotto questa etichetta sia ricompresa anche la maggioranza delle malattie rare e neurodegenerative; parla di dolore fisico e psichico intollerabile, senza tener conto di quanto sia soggettiva la soglia di tolleranza al dolore e di come sotto la definizione di dolore psichico si possa ricomprendere qualsiasi tipo di sofferenza che colpisce una persona, compreso l’abbandono affettivo. Ma soprattutto mette in carico al SSN e parla esclusivamente di strutture pubbliche tutte le varie forme di aiuto al suicidio. Leggendo e rileggendo il comunicato della Corte ci si rende conto di quanto sia scarsa la loro conoscenza delle effettive condizioni dei malati e ancor piu’ del nostro malato per eccellenza che e’ lo stesso Ssn. Fatta salva la liberta’ individuale, oggi pero’ la risposta della politica non puo’ essere quella di facilitare la morte di chi vuole morire, aiutandolo a morire a spese sue. La responsabilita’ politica e’ fornire gli strumenti, i mezzi e le circostanze giuste, per aiutarlo a vivere, per fargli apprezzare la vita che sta vivendo. La morte verra’, forse anche per mano di un amico, che scambia l’amicizia con l’aiuto al suicidio; ma la politica non puo’ commettere questo errore. A lei compete programmare per prevenire; individuare i finanziamenti opportuni per garantire l’esigibilita’ dei diritti stabiliti per legge; verificare che ai malati siano garantite e quindi siano state date tutte le cure necessarie. Non eliminare i malati perche’ costano troppo o perche’ si lamentano perche’ non ricevono cio’ a cui hanno diritto. Questa e’ la Sanita’ per cui noi ci batteremo, a cominciare dalla prossima legge di bilancio, positivamente al servizio dei malati perche’ vivano. Costi quello che costi”.
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