In crescita gli italiani vulnerabili: sono infatti giunti al 37,3%, rispetto al 30% nel 2000, coloro che hanno dovuto chiedere aiuto ai centri di ascolto dell’Osservatorio delle poverta’ e delle risorse di Caritas Ambrosiana. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto “La poverta’ nella Diocesi ambrosiana”, presentato stamattina. L’indagine e’ stata condotta nel 2018 fra tre servizi diocesani e 87 centri di ascolto, individuati come rappresentativi dei 390 presenti in Diocesi, ognuno dei quali ha incontrato in media 114 persone. L’analisi delle note stese dai volontari a seguito dei colloqui, resa possibile dall’adozione di un nuovo software, ha portato a galla un disagio psicologico o patologie psichiatriche tra il 9% del totale degli utenti. Secondo l’indagine, le persone piu’ fragili sono proprio i cittadini italiani: una percentuale crescente tra gli utenti dei centri di ascolto, anche per effetto di una quota di stranieri che nel frattempo ha acquisito la cittadinanza. Tra coloro che si rivolgono ai centri di ascolto proprio gli italiani sono generalmente gli utenti piu’ anziani (tra gli over 65 il 10% sono italiani, contro l’1,8% degli stranieri), si trovano spesso in una condizione di disoccupazione di lungo periodo (43,4% a fronte del 29,4%), hanno livelli di scolarita’ piu’ bassi, e sono privi di legami stabili (65,2% a fronte del 43,6%). Stando agli autori della ricerca la maggiore vulnerabilita’ di questi soggetti e’ da mettere in relazione con l’impoverimento materiale delle famiglie negli anni successivi alla crisi economica e le difficolta’ conseguenti alla gestione della vita quotidiana. Proiettando il dato sul territorio diocesano si stimano 46.000 persone in difficolta’ che si sono rivolte al sistema di welfare ecclesiale e 4.600 coloro che si trovano in condizione di fragilita’ psicologica.
“Gli italiani sono i piu’ fragili, ma come emerge dai dati non li si aiuta dando la colpa agli stranieri- osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana- lo slogan ‘prima gli italiani’ e’ un inganno. Come ci insegna Papa Francesco bisogna partire dagli ultimi. Perche’ solo partendo da loro, si risolvono i problemi di tutti”. Gualzetti sottolinea che “per chi e’ caduto nelle maglie della crisi, il lavoro e il reddito sono i principali problemi”. Occorre, continua, “maggiore ascolto e nuove competenze: insomma un nuovo approccio che esca dagli schemi assistenzialistici e si sforzi di essere generativo”. Nel suo intervento Maurizio Ambrosini, sociologo, docente all’Universita’ degli studi di Milano, rileva che “aver derubricato la poverta’ a problema di sicurezza e’ il modo migliore per non affrontare il problema”, aggiungendo che “a chi dice ‘prima gli italiani’ andrebbe domandato quali politiche per gli italiani poveri sono state eliminate a causa degli immigrati. La risposta e’ nessuna”. Tra le cause di impoverimento si evidenzia anche la rottura o l’assenza di legami, come emerge dal fatto che il 51,6% e’ solo perche’ celibe o nubile, separato, divorziato o vedovo. Sul tema della salute mentale si e’ soffermata Paola Soncini dell’Area Psichiatria di Caritas Ambrosiana: “La cisi ha fatto aumentare il disagio piscologico e in soggetti gia’ fragili l’impatto e’ stato superiore alle loro capacita’ di assorbire l’urto, come dicono le osservazioni raccolte dai volontari dei centri di ascolto rielaborate dal Rapporto. Gli interventi sociali dovrebbero essere orientati ad aumentare la cosiddetta “resilienza” delle persone, cioe’ la capacita’ di superare i traumi”.
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