Ha rassegnato le sue dimissioni con una lettera al premier Conte il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti . La lettera e le dimissioni sono state confermate nella serata di ieri da fonti di Palazzo Chigi. L’uscita di scena di Fioramonti non creebbe problemi di maggioranza perchè a quanto pare andrebbe a costituire un gruppo alla Camera a sostegno del premier insieme ad alcuni deputati che potrebbero seguirlo. Quanto al nuovo ministro dell’Istruzione, il nome sulla bocca di tutti è quello di Nicola Morra, attualmente presidente della Commissione parlamentare antimafia.
“Sarebbe servito più coraggio da parte del Governo per garantire quella linea di galleggiamento finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca. Si tratta del vero motore del Paese, che costruisce il futuro di tutti noi”. Queste le parole con cui Lorenzo Fioramonti su Facebook spiega le sue dimissioni da ministro dell’Istruzione e Università.
“Pare- aggiunge- che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica”.
Su Facebook Lorenzo Fioramonti continua: “Ho atteso il voto definitivo sulla Legge di Bilancio, in modo da non porre tale carico sulle spalle del Parlamento in un momento così delicato. Le ragioni sono da tempo e a tutti ben note: ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza. Mi sono impegnato per rimettere l’istruzione, fondamentale per la sopravvivenza e per il futuro di ogni società, al centro del dibattito pubblico, sottolineando in ogni occasione quanto, senza adeguate risorse, fosse impossibile anche solo tamponare le emergenze che affliggono la scuola e l’università pubblica”.
Il lungo post continua: “L’economia del XXI secolo si basa soprattutto sul capitale umano, sulla salvaguardia dell’ambiente e sulle nuove tecnologie; non riconoscere il ruolo cruciale della formazione e della ricerca equivale a voltare la testa dall’altra parte. Nessun Paese può più permetterselo. La perdita dei nostri talenti e la mancata valorizzazione delle eccellenze generano un’emorragia costante di conoscenza e competenze preziosissime, che finisce per contribuire alla crescita di altre nazioni, più lungimiranti della nostra. È questa la vera crisi economica italiana”.
Spiega ancora Fioramonti: “Le dimissioni sono una scelta individuale, eppure vorrei che, sgomberato il campo dalla mia persona, non si perdesse l’occasione per riflettere sull’importanza della funzione che riconsegno nelle mani del Governo. Un Governo che può fare ancora molto e bene per il Paese se riuscirà a trovare il coraggio di cui abbiamo bisogno. Il tema non è mai stato “accontentare” le mie richieste, ma decidere che Paese vogliamo diventare, perché è nella scuola, su questo non vi è alcun dubbio, che si crea quello che saremo. Lo sapeva bene Piero Calamandrei quando scriveva che “se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento, della Magistratura, della Corte Costituzionale”.
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