Una delle domande che pone alla scienza il ritrovamento di ibridi lupo-cane è come si inseriranno questi animali nelle reti ecologiche degli ecosistemi appenninici. Oggi, l’osservazione di tre esemplari intenti a cibarsi della carcassa di un grosso cinghiale, contribuisce ad alimentare la questione, aprendo nuove frontiere di indagine per il progetto Life “Mirco Lupo”. Si tratta, nello specifico, di ibridi di Alaskan Malamute, appartenenti, probabilmente, allo stesso branco di “Creta”, catturata e radiocollarata nel luglio 2019, e pertanto già noto e seguito telemetricamente dallo staff di progetto.
Le immagini sono state riprese dagli uomini del Reparto Carabinieri per la Biodiversità dell’Aquila nei pressi del Lago di Campotosto e costituiscono un documento di estrema importanza per continuare il monitoraggio degli ibridi lupo-cane e contribuire a comprendere il ruolo che essi rivestono nella dinamica preda – predatore. Come è noto il lupo ha la funzione ecologica di elemento regolatore delle popolazioni di ungulati selvatici. Dunque gli ibridi sono in grado di predare con efficacia gli ungulati e, in particolare, il cinghiale, o si limitano a svolgere un ruolo di necrofagi, nutrendosi di carcasse di animali trovati già morti?
Cercare risposte a questa domanda sarà uno degli obiettivi scientifici del cosiddetto “After Life”, la fase, cioè, di intervento continuativo nelle aree interessate del Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e del Gran Sasso e Monti della Laga dopo la scadenza, ormai prossima, dei cinque anni di progetto.
“In questa fase – spiegano i referenti scientifici di “Mirco Lupo” – continueranno le operazioni di cattura, le indagini genetiche e il radiocollaramento degli ibridi catturati, e con esse le attività di monitoraggio telemetrico di questo e degli altri branchi con ibridi individuati, al fine di comprenderne sempre meglio l’etologia, l’utilizzo del territorio e il comportamento in natura”.
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