Molte questioni restano aperte sulla nuova pandemia da Coronavirus (Covid-2019) che si e’ diffusa dal mercato degli animali di Wuhan in Cina e che agli inizi di febbraio ha infettato circa 40 mila persone con oltre 1.000 morti. I dati recenti confermano una mortalita’, pari a circa il 2% degli ammalati, ma potrebbe essere molto piu’ bassa data la difficolta’ di registrare con precisione il numero degli infetti ancora asintomatici o con sintomi simil influenzali lievi. Uno dei quesiti piu’ stimolanti riguarda l’infezione in eta’ pediatrica, che sembra essere piu’ rara e/o piu’ lieve. A spiegare il perche’, sul portale della Societa’ italiana di pediatria (Sip), e’ Guido Gattinara, presidente Sitip (Societa’ Italiana di infettivologia pediatrica): “Nell’attuale epidemia di Coronavirus i motivi per cui cosi’ pochi bambini si sono ammalati non sono ancora chiari. Le due possibili spiegazioni sono legate ad una minore probabilita’ che siano stati esposti al virus per le modalita’ di diffusione iniziale dell’epidemia (mercato di Wuhan, ospedali…), oppure c’e’ qualcosa di diverso nel modo in cui il loro organismo risponde al virus. In ogni caso i dati attuali sembrano indicare che in generale i bambini non sono molto vulnerabili al virus Covid-2019, anche se le informazioni che vengono dalla Cina potrebbero non essere cosi’ accurate per quanto riguarda l’infanzia. Un basso numero di casi tra i bambini sarebbe una buona cosa- ribadisce Gattinara- dato che questi sono meno propensi a lavarsi le mani, a coprirsi la bocca e ad astenersi dal toccare gli altri, comportamenti che possono diffondere germi. Se il Coronavirus si diffondesse tra i bambini, l’epidemia potrebbe diventare molto peggiore”. A livello epidemiologico, infatti, sino al 22 gennaio non erano stati diagnosticati bambini di eta’ inferiore ai 15 anni. Un primo studio del New England Journal of Medicine su 425 soggetti infettati dal Covid-2019 non riportava nessun caso di infezione sotto i 15 anni di eta’. Gli autori sostenevano che “i bambini potrebbero avere avuto meno probabilita’ di contrarre l’infezione o, se infetti, potevano mostrare sintomi piu’ lievi” rispetto agli adulti.
Inoltre in un recente articolo pubblicato sul Lancet (Fuk-Woo Chan The Lancet 24/1/2020) viene riportato il caso di un bambino di 10 anni, che e’ stato infettato per un contatto con i familiari affetti dal Covid-2019 e, pur presentando una opacita’ polmonare a vetro smerigliato radiologicamente evidente, restava asintomatico, senza febbre, ne’ altre alterazioni degli esami ematici. In seguito rare infezioni sono state segnalate in una bambina di 9 mesi a Pechino e recentemente in un neonato di Wuhan, figlio di una paziente affetta da Coronavirus, risultato positivo 30 ore dopo la nascita. Questo ci induce a ipotizzare che la trasmissione anche verticale del Coronavirus da madre a figlio sia possibile, ma puo’ essere anche che il bambino si sia infettato dopo la nascita per uno stretto contatto con la madre. Il nuovo Coronavirus rispetto ai suoi omologhi SARS e MERS sembra dunque avere maggiore infettivita’ (R0 piu’ elevato) ma minore letalita’ (del Rio, JAMA Feb. 5, 2020). Presenta molte somiglianze con il virus della SARS, che nel 2003 ha ucciso 774 persone e ne ha infettate piu’ di 8.000 e sintomi molto simili: febbre, tosse, mal di testa, difficolta’ respiratorie e polmonite. Anche per la SARS i casi tra i bambini sono stati pochi: solo 80 casi confermati in laboratorio e 55 casi probabili o sospetti. In un rapporto del 2007, gli esperti dei CDC riportavano che i bambini sotto i 12 anni presentavano sintomi di SARS piu’ lievi rispetto agli adulti. Nessun bambino o adolescente e’ morto a causa di questo Coronavirus e in un solo caso un bambino ha trasmesso la SARS a un’altra persona. Allo stesso modo, durante l’epidemia di Mers nel 2016, il World Journal of Clinical Paediatrics ha riportato come il virus fosse raro nei bambini, anche se la “ragione della bassa prevalenza non era nota”.
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