“Lo smart working ha molte potenzialita’ di produrre benefici per le aziende e per le persone. Il lavoro a distanza in senso stretto non e’ un’innovazione ma potrebbe rappresentare un’incisiva opportunita’ di sviluppo per le imprese, per i lavoratori e per la comunita’, se messo in campo in maniera sensata”. A dichiararlo all’agenzia Dire e’ Guido Sarchielli, professore Emerito in Psicologia del lavoro all’Universita’ di Bologna (Unibo), che espone i vantaggi riscontrati a livello internazionale. “Ci sono benefici per le persone: un equilibrio tra vita lavorativa e tempo libero; supporto alle esigenze familiari; miglioramento della qualita’ della vita lavorativa e del benessere soggettivo; flessibilita’ anche temporale della prestazione; riduzione delle spese per gli spostamenti; diminuzione dello stress correlato alla durata e faticosita’ del pendolarismo quotidiano). Per le aziende- prosegue Sarchielli- si evidenzia: l’aumento della produttivita’ per maggiore motivazione e soddisfazione e minor assenteismo; miglioramento dell’efficienza attraverso la programmabilita’ delle attivita’; piu’ ampia copertura oraria delle necessita’ aziendali; risparmi sugli spazi per gli uffici; miglioramento della reputazione e della responsabilita’ sociale dell’azienda). Infine i benefici si hanno anche per la societa’. Si pensi anche solamente alla riduzione del traffico e dell’inquinamento”.
Nonostante le prove dei buoni risultati del lavoro a distanza in molti Paesi europei, la situazione italiana appare ancora arretrata anche se qualcosa sta cambiando, come dimostrano le rilevazioni annuali dell’Osservatorio Smart working del Politecnico di Milano. Nelle grandi imprese c’e’ una consistente pratica di lavoro a distanza (quasi il 60% delle imprese e’ coinvolta), mentre le Piccole e Medie imprese solo in un terzo dei casi sono sensibili e cercano di sperimentare questa modalita’ lavorativa. Secondo il professore emerito “l’emergenza attuale potrebbe accelerare l’utilizzo del lavoro a distanza qualora ci si renda conto subito che questo passaggio non e’ solo una scelta tecnico-amministrativa emergenziale (come distribuire molti piu’ PC, tablet e software), ma richiede incisivi cambiamenti nella cultura organizzativa”. Ovvero “basare la produttivita’ su obiettivi e risultati, e sempre meno sulla presenza fisica”. Infine, “l’idea di senso comune che i possibili risultati positivi del telelavoro siano automatici e’ illusoria- conclude- si diventa pronti sul campo, con la pratica”.
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