Quasi un album profetico. Almeno nel titolo. Trentasette anni fa, era il 21 marzo del 1983, i Pink Floyd pubblicavano The Final Cut, l’album del ‘taglio finale’, l’ultimo registrato in studio con la formazione che per decenni ha fatto la storia della musica, ovvero con Roger Waters alla guida. Due anni dopo, infatti, il bassista e leader del gruppo scelse di prendere un’altra strada rispetto al resto del gruppo, per lui l’esperienza ‘pinkfloydiana’ era finita e con il suo ‘taglio’ si sarebbe dovuta concludere per tutti. E invece non ando’ cosi’, perche’ dopo una battaglia a colpi di carte bollate, David Gilmour, con Nick Mason e Richard Wright, porto’ avanti il progetto per altri 30 anni. The Final Cut e’ ucito il 21 marzo del 1983, per molti e’ stato semplicemente l’ultimo album di Waters con i Pink Floyd; per altri, invece, e’ stato il primo da solista del bassista. Pur inciso con i Pink Floyd (una parte, Rick Wright fu escluso per dissidi con Waters), proprio il ‘Genio creativo’ della band britannica e’ autore e voce solista di tutti i dodici pezzi. Non solo: la frase scritta sul retro dell’album ‘by Roger Waters, performed by Pink Floyd’ non lascia spazio a interpretazioni. Ma The Final Cut, a prescindere da chi sia l’autore, e’ forse un album sottovalutato della produzione floydiana/watersiana. Ispirato al rifiuto della guerra dopo quella delle Falkland, e dedicato alla figura di Eric Fletcher Waters, padre di Roger, morto in Italia durante la seconda guerra mondiale, e’ un ‘requiem per il sogno del dopoguerra’. Alcuni brani del disco sono derivati dalle session di The Wall (il titolo originale del disco era infatti Spare Bricks, ovvero Mattoni Avanzati). Un album diverso dagli altri, anche per la scelta di sostituire Wright con a Andy Bown e Michael Kamen alle tastiere.
E poi la la voce di Waters, a lungo accompagnata solo dal piano e dall’orchestra, e poi brani di carattere malinconico e intimista spesso anche di difficile esecuzione vocale (come The Fletcher Memorial Home e The Gunner’s Dream), dando continuita’ allo stile sviluppato dal bassista con The Wall. Fanno eccezione due canzoni: The Hero’s Return e Not Now John, con sonorita’ rock. In particolare il secondo brano ottenne un buon successo commerciale. La seconda edizione del disco uscita a marzo nel 2003 dichiarata rimasterizzata, di fatto contiene When the Tigers Broke Free, un brano originariamente inserito nel film The Wall e inoltre sono stati rielaborati i missaggi originali.
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