Dopo la meta’ di aprile la curva dei contagi in Italia potrebbe raggiungere una fase di equilibrio. E quindi, “potremmo cominciare a vedere la luce in fondo al tunnel”. A sostenerlo sono due studiosi dell’Alma Mater di Bologna, Antonio Barletta, docente di fisica industriale e coordinatore del corso di laurea in Ingegneria energetica, e la ricercatrice Beatrice Pulvirenti, che hanno condotto un’analisi sull’andamento dei casi di covid-19 in Italia nell’ultimo mese. I due accademici hanno applicato un “semplice modello matematico” per fare una proiezione rispetto allo scenario futuro dei contagi a livello nazionale. “I margini di errore sono ancora ampi- spiega Barletta, parlando alla ‘Dire’- e non ci siamo ancora discostati cosi’ tanto dalla curva esponenziale. Ma dalle nostre valutazioni, fatte sulla base dei dati della Protezione civile, in uno scenario ottimistico si dovrebbe raggiungere una fase di equilibrio dopo la seconda meta’ di aprile”. Si osservera’ cioe’ che “i nuovi casi progressivamente diminuiranno fino a tendere allo zero, come sta succedendo in Cina da un paio di settimane”. I due studiosi dell’Alma Mater sono partiti dal 27 febbraio, quando la curva dei contagi ha iniziato a salire rapidamente. E, in base al modello matematico applicato, hanno calcolato in 40 giorni il raggiungimento di una fase di equilibrio. Come? “La tanto discussa crescita esponenziale- spiega Barletta- di cui si e’ parlato giustamente all’inizio dell’epidemia, col tempo si e’ ridimensionata al punto da tendere verso una situazione di equilibrio”. Parlando in termini matematici, si e’ passati cioe’ a una “curva logistica”. E’ un’evoluzione non solo del covid-19, ci tiene a precisare il fisico, ma comune a tutte le epidemie.
“Le possibilita’ di contagio diminuiscono- spiega Barletta- perche’ col passare del tempo ci sono piu’ persone che maturano un’immunita’ e quindi forniscono protezione anche alle altre persone non ancora immuni”. Di conseguenza rallenta il trend dei contagi e si tende all’equilibrio, perche’ in sostanza si restringe la platea delle persone che potenzialmente possono essere contagiate. Ci sono pero’ variabili, tuttora incerte, che possono modificare questa previsione. Ad esempio, sottolinea il docente dell’Alma Mater, il grado di immunita’ e di recidiva al covid-19, su cui ancora non ci sono certezze ben definite. E poi il mantenimento o meno delle limitazioni alla vita sociale. “Le misure restrittive hanno sicuramente influenzato la curva dei contagi- afferma Barletta- e un allentamento della norma puo’ determinare scenari diversi. Ad esempio, se si riaprisse tutto adesso sarebbe molto pericoloso”. Dunque, “continuiamo a stare a casa”, sollecita lo studioso. Il modello matematico, precisa poi Barletta, in realta’ “prevede un equilibrio raggiunto in un tempo infinito”, perche’ in astratto considera le variabili “in maniera continuativa. Noi invece abbiamo assunto che i casi residuali intorno al 5% possano essere assimilabili all’equilibrio”, perche’ si parlerebbe di poche decine di nuovi contagi in Italia che a livello epidemiologico non rappresentano piu’ una situazione di emergenza. Nel tempo, poi, anche questo 5% residuale naturalmente andra’ a calare fino a zero. “Si tratta di un modello matematico semplicistico- afferma Barletta- che pero’ sui grandi numeri puo’ essere efficiente. Sui piccoli numeri invece c’e’ un’oscillazione piu’ forte e servono modelli piu’ complessi, ma che mantengono comunque un certo grado di incertezza”.
Lo studio e’ stato pubblicato sul blog ‘ParliamoneOra’, la piattaforma dell’omonima associazione creata da docenti e ricercatori dell’Alma Mater che mettono a disposizione le loro competenze in campo politico, sociale, scientifico e tecnologiche per contrastare le fake news. “Quindi possiamo concludere che dopo 40 giorni, a partire dal 27 febbraio, sara’ tutto finito?- si legge nelle conclusioni dello studio di Barletta e Pulvirenti, pubblicato sul blog- difficile dare una risposta. Il modello usato e’ semplice, addirittura semplicistico, pero’ si basa su ipotesi che ad oggi potrebbero apparire anche realistiche. Occorre tenere in considerazione la grande disomogeneita’ dell’epidemia nel territorio nazionale, con dinamiche locali anche fortemente differenti. Bisogna anche riconoscere che la stima dei parametri logistici e’ ancora affetta da un grande errore, perche’ l’evoluzione si discosta ancora troppo poco da un’esponenziale. Tuttavia, immaginiamo che le modalita’ del contagio, largamente dipendenti dalla natura dell’agente patogeno, non cambino nel tempo. Immaginiamo che non ci siano i cosiddetti casi di ritorno, ovvero recrudescenze dell’epidemia dovute all’ingresso di individui infetti provenienti da altri paesi. Insomma immaginiamo una sorta di ‘best case scenario’ e, forse, con tanto ottimismo verso la meta’ di aprile potremmo cominciare a vedere la luce in fondo al tunnel”.
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