Quello che ci troveremo ad affrontare e’ un “trauma collettivo” le cui estreme conseguenze si tradurranno in “un possibile aumento del disagio psichico, addirittura dei suicidi, e una maggiore presenza dei complottisti, pronti a minare il valore dell’istituzione e a rivoltarsi persino contro quelli che oggi consideriamo gli ‘eroi’ della lotta al Coronavirus: i medici”. In una societa’ occidentale “narcisistica, che dal dopoguerra ad oggi si e’ creduta immortale, si e’ perso il principio psichico del codice paterno”, scaturito “in una comunicazione politica che, seppur con le migliori intenzioni, e’ stata farraginosa”. Quello che dobbiamo fare oggi “non e’ il tifo per Telemaco, ma per Enea”. Dall’Iliade all’Odissea, fino ad arrivare al concetto di “perturbante” di Freud, per lo psicologo e psicoterapeuta gruppoanalista abruzzese Domenico Agresta, intervistato dall’agenzia Dire, e’ il momento che l’Istituzione Sanitaria italiana, quella pubblica, riconosca il ruolo della Psicologia e pensi ad una ripartenza in cui siano proprio gli psicologi e gli psicoterapeuti, anche nelle scuole, a supportare i cittadini, con percorsi non solo psicoeducativi ad hoc, ma proprio con la psicoterapia. Presidente del Cssp (Centro studi di psicologia e psicosomatica clinica), referente dell’Area Social Dreaming della Simp Nazionale, membro e Chair dell’ Iagp (International Association for Group Psychotherapy and Group Processes) della Sezione Terapia Familiare, sin dall’inizio del lockdown Agreste ha fatto parte della task force creata da quest’ultima come responsabile per i Webinars. Lo psicoterapeuta e’ anche tra i fautori del protocollo Nazionale Simp (Societa’ Italiana di Medicina Psicosomatica) per la gestione dell’isolamento Covid-19. Quest’ultimo documento e’ nato dall’adattamento di quello creato per la Cina dalla Societa’ di psicologia del Paese, sviluppato da Greg Crosby, psichiatra americano con la collaborazione della IAGP.
Nell’ambito del lockdown, Agresta si sta occupando di formazione e supporto per gli operatori (medici, psicologi, psicoterapeuti, infermieri) che, telematicamente, entrano nelle case dei cittadini, negli ospedali, pubblici e privati, e nei servizi pubblici di medicina, per “tenere colloqui ed interventi di psicologia con cui viene insegnato il modo per gestire l’ansia, almeno nella contingenza dell’emergenza e le angosce di morte”. Un lavoro che si augura possa essere la chiave di volta per una nuova cultura psicologica, portandola a diventare un servizio “ordinario” della sanita’ che vada finalmente a supplire il ruolo che, nel Paese, “ha l’uso degli psicofarmaci, per il quale siamo i primi in Europa”. Lockdown significa, infatti, la “costrizione” del corpo in uno spazio piccolo per un tempo dilatato. Non una scelta, sottolinea, e questa “e’ la principale fonte del disagio. Le persone che prima avevano gia’ disturbi di personalita’ inerenti l’area narcisistica saranno quelli che come reazione svilupperanno un comportamento rivolto contro le istituzioni e saranno l’esempio di coloro i quali creeranno piu’ problemi. Possiamo definirlo complottismo, o di una crescita del totalitarismo che potrebbe addirittura arrivare al paradosso di attaccare medici e operatori che, quando il virus non ci sara’ piu’, diventeranno il perfetto capro espiatorio per le loro teorie”.
A non aiutare, aggiunge, e’ stata la comunicazione, che si e’ concentrata sulle decisioni del premier e di molti presidenti di Regione divenuti personaggi nazionali, che se pur animati assolutamente da buone intenzioni, hanno pero’ creato “confusione” tra chi approva e chi disapprova. “Sarebbe stato meglio che a parlare- continua- fosse stata una figura sola, un solo rappresentante istituzionale e non propriamente politico, capace di far sentire i cittadini parte di un corpo unico e capace di incarnare inconsciamente la figura del padre che si mette sulle spalle l’angoscia di morte, dando regole definite e certe: per esempio il presidente della Repubblica”. Quello del “codice paterno”, spiega, e’ un dato “inconscio che fa parte di un a priori”, cioe’ qualcosa che siamo pronti piu’ facilmente ad accettare perche’, basandosi su un principio “sovrumano”, lo riteniamo infallibile. Proprio l’assenza di questa dimensione inconscia, che ha dato spazio a scelte piu’ politiche che istituzionali, sostiene ancora Agresta, potrebbe tramutarsi in “un nuovo lockdown, laddove si ragioni in termini prettamente economici”. Quel che e’ certo, conclude, e’ che il Coronavirus costituisce “un trauma collettivo non paragonabile a una guerra, perche’ questa per quanto assurda ha delle regole e un nemico visibile. È piuttosto un orrore che, riferendoci al perturbante di Freud, e’ familiare, ma percepito come non familiare e che non sai mai dov’e’ e, quindi, come affrontarlo”. Una cosa che di certo “cambiera’ il modo di relazionarsi”.
Coronavirus. Psicologo: “È trauma collettivo, aumento suicidi e complottisti”
Quello che ci troveremo ad affrontare e’ un “trauma collettivo” le cui estreme conseguenze si tradurranno in “un possibile aumento del disagio psichico, addirittura dei suicidi, e una maggiore presenza dei complottisti, pronti a minare il valore dell’istituzione e a rivoltarsi persino contro quelli che oggi consideriamo gli ‘eroi’ della lotta al Coronavirus: i medici”. […]
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