L’apertura delle frontiere e’ un tema a carattere nazionale, su cui l’Unione europea puo’ intervenire solo con raccomandazioni e suggerimenti. A meta’ aprile la Commissione europea ha indicato le linee guida per uscire gradualmente dal lockdown e in modo coordinato nel rispetto della salute. Presentato anche un pacchetto che punta a rilanciare il settore del turismo, che nell’Unione europea vale il 10 per cento del Pil (circa 1.400 miliardi di euro). Per quanto riguarda le aperture, gli Stati membri sono chiamati ad essere responsabili e seguire alcune regole, come tenere sotto controllo la questione epidemiologica, aggiornando i dati legati a contagi e diffusione del virus, continuare ad applicare le varie misure di contenimento e distanziamento sociale e, infine, di ragionare su considerazioni economiche e sociali, privilegiando i movimenti transfrontalieri nelle aree chiave, come il turismo. La Commissione si e’ inoltre raccomandata che la revoca della restrizione dei viaggi sia graduale per tutti i Paesi: occorrera’ cominciare a revocare in modo coordinato i controlli alle frontiere interne prima che, in una seconda fase, le restrizioni alle frontiere esterne possano essere allentate. Sul punto,la scorsa settimana e’ intervenuta Stella Kyriakides, commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare: “Qualsiasi accordo tra Stati sull’apertura delle frontiere deve basarsi su una corretta valutazione della situazione epidemiologica in regioni diverse” ha sottolineato Kyriakides, parlando con i ministri alla salute, aggiungendo un appello: “vi incoraggio a monitorare la situazione allentando le restrizioni e tenendo informati gli altri Stati membri di eventuali sviluppi epidemiologici. Informazioni e dati devono fluire liberamente attraverso i confini: questo e’ essenziale per mantenere la fiducia”. Per la Commissione, concetto fondamentale rimane il principio di non discriminazione, secondo il quale, se uno Stato membro decide di permettere di viaggiare all’interno del proprio territorio o in specifiche regioni del proprio territorio, deve farlo in modo non discriminatorio consentendo l’accesso a chi proviene da tutte le aree, regioni o Paesi che nell’Unione europea hanno una situazione epidemiologica simile e in cui “vi sono capacita’ sufficienti in termini di strutture ospedaliere, test, sorveglianza e monitoraggio di contatti”. Questo al fine di evitare accordi bilaterali che possono svantaggiare alcuni Stati membri.
Coronavirus. Riapertura frontiere, le raccomandazioni dell’Unione europea
L’apertura delle frontiere e’ un tema a carattere nazionale, su cui l’Unione europea puo’ intervenire solo con raccomandazioni e suggerimenti. A meta’ aprile la Commissione europea ha indicato le linee guida per uscire gradualmente dal lockdown e in modo coordinato nel rispetto della salute. Presentato anche un pacchetto che punta a rilanciare il settore del […]
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