Una giovane ragazza costretta a convolare a finte nozze con un egiziano per permettergli di ottenere il permesso di soggiorno. E’ la vicenda che ha portato all’arresto, questa mattina, di due stranieri (uno di origini egiziane e una donna marocchina) e agli arresti domiciliari a carico di altri tre soggetti (due italiani e un egiziano) responsabili, a vario titolo, dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, induzione al falso ideologico in atti pubblici, corruzione oltre che “rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio”. L’indagine, condotta dalla Squadra mobile di Milano, include il sequestro di una cospicua somma di danaro contante e coinvolge in tutto 78 persone. Grazie a intercettazioni e appostamenti e’ stata accertata “l’esistenza di una rete di personaggi, prevalentemente nordafricani, dediti a traffici e commerci di varia natura, spesso illeciti”, e quindi “un complesso di violazioni ed irregolarita’” con cui sono stati ottenuti documenti per ottenere il permesso di soggiorno, spiegano gli investigatori. Insomma un contesto di “diffusa illegalita’” per ‘sistemare’ in Italia cittadini extracomunitari, utilizzando la propria posizione, ruolo, professione e cultura, per eludere la normativa ma non solo: anche approfittando dello stato di bisogno, dell’ignoranza e delle difficolta’ di cittadini extracomunitari desiderosi di regolarizzare la propria posizione. L’indagine ha fatto emergere le figure di alcuni stranieri, spesso ben integrati nel tessuto socio-economico italiano e titolari di agenzie per pratiche per extracomunitari, che si sono proposti come intermediari, o comunque punti di riferimento per loro connazionali da cui hanno ricevuto compensi “per escogitare brogli utili ad eludere la normativa sul soggiorno”.
Sono state accertate e documentate “false idoneita’ alloggiative e di residenza”, favorite dai contatti tra le agenzie di disbrigo pratiche per stranieri e alcuni compiacenti proprietari di abitazioni disponibili, in cambio di denaro, a dichiarare il falso, ossia di ospitare cittadini extracomunitari, il tutto per facilitare il rilascio di permessi di soggiorno per richiedenti asilo e per ricongiungimenti familiari. I titolari dei centri per stranieri sono, inoltre, risultati in contatto con commercialisti, esperti in materia tributaria e prestanome titolari di finte attivita’ commerciali, in grado di falsificare Cud, assunzioni di dipendenti e relative buste paga, ottenendo cosi’ i permessi di soggiorno per gli extracomunitari in grado di ricompensare ‘il favore’. Gli indagati tramite documenti falsi inducevano in errore i funzionari della Prefettura di Milano che, sulla base di quella falsa documentazione, rilasciavano il nulla osta al ricongiungimento familiare. Cosi’ facendo, sono riusciti ad ottenere nel giro di pochi mesi (tra la fine del 2018 e i primi mesi del 2019) 24 provvedimenti di nulla osta al ricongiungimento familiare a favore dei parenti di 11 stranieri. In sette casi, invece, l’istanza e’ stata rigettata per mancanza dei requisiti richiesti, mentre in alcuni casi sono gli indagati stessi ad essersi prodigati per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno a favore dei loro clienti.
Sono state riscontrate inoltre irregolarita’ nel rilascio della certificazione A/2, ottenuta dopo il superamento di uno specifico test di lingua italiana e requisito indispensabile per il rilascio della carta di soggiorno attraverso l’attestazione della conoscenza dell’italiano denominata ‘Celi’ (Certificato di lingua italiana) Livello A2. Questo certificaro viene rilasciato da enti riconosciuti dal ministero degli Esteri o da quello dell’Istruzione. In Italia questi enti sono soltanto quattro: Universita’ degli Studi di Roma, Universita’ per Stranieri di Perugia, Universita’ per Stranieri di Siena e Universita’ per Stranieri di Reggio Calabria ‘Dante Alighieri’. Le indagini della Polizia milanese si sono pertanto concentrate su tre agenzie di pratiche per stranieri e una scuola abilitata al rilascio della certificazione A/2, e, attraverso intercettazioni ambientali audio e video, si e’ scoperto che veniva consentito agli esaminandi di portare a termine il loro elaborato senza errori o al massimo con un errore gia’ programmato in modo da non destare sospetti, garantendo il superamento dell’esame, il tutto ovviamente dietro il pagamento di una somma di denaro che si aggira intorno ai 500 euro a persona. In particolare, gli indagati, rispettivamente i gestori e i legali rappresentanti della scuola, in collaborazione con i due intermediari titolari dei Caf, consegnavano prima dell’inizio dell’esame dei fogli in cui erano indicate le soluzioni dei quesiti agli stranieri in modo da consentire loro di dare le risposte corrette, ma incappando nel reato proprio di corruzione per “atti contrari ai doveri d’ufficio”.
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