Ci sono voluti sette anni e oltre 15.000 reperti archeologici. Ma alla fine un team internazionale di ricercatori, tra cui la studiosa Sahra Talamo dell’Alma Mater di Bologna, e’ riuscito a ‘ricalibrare’ l’orologio al radiocarbonio in modo da datare anche oggetti antichi risalenti fino a 55.000 anni fa, con un alto livello di precisione mai ottenuto. Fino ad oggi, infatti, col radiocarbonio era possibile andare indietro nel tempo fino a 50.000 anni fa. Grazie a questo lavoro, le lancette dell’orologio sono state spostate piu’ indietro di 5.000 anni. La tecnica di datazione dei reperti col radiocarbonio e’ stata sviluppata nel 1949 da Willard Frank Libby, che per questo ha vinto anche il premio Nobel per la chimica nel 1960. Alla base del funzionamento di questo orologio ci sono due isotopi di carbonio: uno stabile, il carbonio-12; e uno radioattivo, il carbonio-14. Tutti gli esseri viventi assorbono carbonio, sotto forma di Co2. Quindi entrambi gli isotopi sono presenti negli organismi nella stessa proporzione con cui erano diffusi nell’atmosfera nel periodo in cui sono vissuti. Quando un essere muore, pero’, l’acquisizione di carbonio si interrompe e, a quel punto, gli isotopi stabili di carbonio restano invariati mentre quelli radioattivi iniziano un processo di decadimento, di cui pero’ si conoscono i tempi con precisione. Misurando la quantita’ restante di carbonio-14, si puo’ quindi determinare l’eta’ della morte dell’organismo. La quantita’ di carbonio-14 in atmosfera non e’ pero’ rimasta costante nel corso della storia, il che significa che la data indicata da questo orologio non corrisponde a quella sul calendario. Per questo si utilizza una procedura di calibrazione, per associare l’eta’ al carbonio-14 a una scala temporale definita.
La ricerca portata avanti anche a Bologna, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista ‘Radiocarbon’, prevede dunque tre nuove curve di calibrazione del radiocarbonio: una per i reperti rinvenuti nell’emisfero nord del pianeta, una per l’emisfero sud e una per i reperti sottomarini. In questo modo, spiega Talamo, si potra’ “osservare il passato con un livello di dettaglio mai raggiunto prima e questo ci permettera’, ad esempio, di ottenere nuove informazioni su un periodo cruciale della storia dell’Homo Sapiens: la dinamica del suo arrivo in Europa, le interazioni avute con l’Uomo di Neandertal e quando le popolazioni di queste due specie si sono sovrapposte in differenti regioni europee”. Grazie all’alto livello di risoluzione, continua la scienziata dell’Alma Mater, “le nuove curve di calibrazione ci permettono di ottenere datazioni su scala decennale andando indietro nel tempo fino a 55.000 anni fa: un miglioramento significativo rispetto a quanto era possibile fare fino ad oggi”. Questo risultato pero’ “e’ solo il primo passo per arrivare a un calendario preciso degli eventi che caratterizzano l’evoluzione umana”, aggiunge Talamo, che in parallelo sta portando avanti un progetto di ricerca finanziato dall’Europa chiamato ‘Resolution’. “Sara’ di fondamentale importanza- spiega la studiosa- usando gli alberi fossili e sfruttando la sincronicita’ del berillio-10 e del carbonio-14, si potra’ arrivare a una curva ancora piu’ precisa e ottenere per la prima volta una risoluzione eccezionale della preistoria europea”.
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