“La cessione della sovranita’ della Bielorussia: e’ questo l’oggetto delle trattative di queste ore tra Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko”. Parola di Ales Bialiatski, dissidente della prima ora ai tempi dell’Urss, gia’ prigioniero politico e adesso direttore di Viasna, una ong che sin nel nome allude a una nuova “primavera” a Minsk. Con l’agenzia Dire l’attivista parla dalla capitale, all’indomani della manifestazione che siti d’informazione non legati al governo hanno definito “la piu’ imponente nella storia della Bielorussia”. Al centro del colloquio le aspettative, le speranze e anche i timori delle migliaia di persone scese in piazza per denunciare brogli nella rielezione di Lukashanko, presidente e “batka”, padre-padrone al potere a Minsk da ormai 26 anni. “Oggi decine di fabbriche di Stato e migliaia di operai hanno aderito allo sciopero contro il voto-farsa, chiedendo un nuovo scrutinio e le dimissioni del capo di Stato” riferisce Bialiatski, 57 anni, una vita contro, gia’ nel 1988 quando pubblicava il “samizdat” clandestino Burachok. Secondo il direttore di Viasna, pero’, il conflitto politico e’ tutt’altro che risolto. Parte dell’equazione, al di la’ dell’apparente intransigenza di Lukashenko, che ancora oggi ha respinto l’ipotesi di una ripetizione del voto, e’ la Russia. “Il sogno di Putin, che defini’ la disgregazione dell’Unione Sovietica la piu’ grande catastrofe geopolitica del XX secolo, e’ il ritorno dell’impero” dice Bialiatski. “In questi giorni, mentre si susseguono notizie su spostamenti della Guardia nazionale russa al confine, sta spingendo su Lukashenko affinche’ acconsenta a cedere la sovranita’”. Difficile prevedere come andra’ a finire, e con quali equilibri, se magari con una rinnovata Unione intergovernativa Russia-Bielorussia o il rilancio dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva che lega Mosca alle ex capitali sovietiche, da Minsk a Erevan fino a Bishkek.
Bialiatski sottolinea che negli ultimi tempi i rapporti tra il governo di Minsk e il Cremlino erano peggiorati, come indicato dalle accuse di Lukashenko su progetti destabilizzatori dei mercenari della societa’ moscovita Wagner o dagli arresti di cittadini russi anche dopo il voto del 9 agosto. “Il presidente sta cercando di migliorare i rapporti in tutta fretta ma ora e’ in una posizione di debolezza” la tesi del direttore di Viasna. Convinto che a pesare, sulla credibilita’ di Lukashenko, non siano solo gli arresti e le vittime di questi giorni ma oltre 20 anni di liberta’ negate. “Il regime puo’ essere paragonato a quelli degli anni Settanta e Ottanta in America Latina” dice Bialiatski: “Da un lato i golpisti, dall’altro i desaparecidos”. Secondo le stime di Viasna, in Bielorussia dalla scorsa settimana sono stati arrestati almeno 6.700 dimostranti. Centinaia di loro, conferma Bialiatski, sono stati picchiati o feriti.
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