“Il momento e’ drammatico, in un clima di incertezza normativa e di nuovo possibile lockdown, e’ sempre piu’ difficile tenere salda la barra del timone per le Pmi. Noi imprenditori abbiamo una mentalita’ positiva per definizione, ma per non perdere la fiducia abbiamo bisogno di regole certe. Dobbiamo sempre piu’ lavorare insieme, imparando a fare squadra anche in ottica di filiera e distretto industriale”. A dichiararlo e’ il presidente del Comitato regionale Piccola Industria Confindustria Abruzzo, Giuseppe Ranalli, che commenta cosi’ l’aggravarsi del quadro epidemiologico legato alla pandemia e le possibili conseguenze per le imprese alla luce del rapporto Cerved Pmi 2020, diffuso ieri, che prospetta una perdita di oltre 5.000 posti di lavoro in imprese a rischio default. Come dato nazionale Cerved prevede inoltre il fatturato delle piccole e medie imprese in diminuzione nel 2020 dell’11% (fino a 16,3% nel caso di ulteriori lockdown) e della redditivita’ lorda del 19%. “Puntiamo ad innovazione, solidita’ patrimoniale e internazionalizzazione che sono i driver di crescita decisivi per il dopo pandemia- aggiunge Ranalli- Continuiamo a mettere in campo la nostra competenza con predisposizione al cambiamento e flessibilita’, come dimostrato dalle tante Pmi che in questa crisi hanno prontamente adeguato il proprio sistema produttivo e i propri modelli operativi”. In Abruzzo, ricorda, sono circa 1.200 le Piccole e Medie Imprese rappresentate dal sistema Confindustriale, con approssimativamente 40.000 addetti. “Le nostre Pmi- prosegue il presidente Piccola Industria Confindustria- vanno tutelate perche’ hanno un ruolo centrale per il benessere, la tenuta sociale e lo sviluppo sostenibile del territorio”.
Ai dati del Cerved si aggiungono anche quelli della ricerca condotta proprio dalla realta’ rappresentata da Ranalli insieme a Intesa Sanpaolo e Monitor Deloitte su ‘I bisogno delle Pmi post-Covid’ condotta su un campione di oltre 6.000 Pmi italiane, anche della nostra regione e che ha evidenziato come il 90% delle aziende riconosca la necessita’ di rafforzare le proprie dimensioni per sostenere la competitivita’ e il 60% delle imprese e’ propensa ad investire in innovazione. Il segmento delle Pmi, e’ emerso, mostra un’elevata propensione al cambiamento pur essendo stato il segmento piu’ colpito dalla pandemia con il 90% delle aziende intervistate che dichiarava di aver subito rallentamenti o sospensioni delle attivita’ produttive al termine della fase 1 e il 70% delle imprese che si trovava in difficolta’ finanziarie. 6 aziende intervistate su 10 inoltre dichiarano di dover rimodulare la propria offerta sul mercato e adeguare il proprio modello operativo. L’apertura all’estero e’ sentita come driver principale: 1 azienda su 2 infatti intende puntare sull’internazionalizzazione per ampliare la copertura geografica e avviare percorsi di ingresso nei mercati esteri di maggiore interesse. “Ricordiamo inoltre- si legge nella nota diffusa- che 1 azienda su 4 ha gia’ avviato la riconversione delle proprie linee di produzione per prodotti oggi considerati strategici (dispositivi di protezione individuale). La ricerca mette anche in luce come, in un contesto di profonda trasformazione, le Pmi abbiano bisogno di pianificazione strutturata e partner consolidati che siano in grado di integrare il gap di competenze specifiche nella gestione del new-normal”.
“Come ha gia’ ben illustrato il Presidente nazionale PI, Carlo Robiglio- prosegue Ranalli- temi quali digitale, green, resilienza e business continuity sono le principali sfide, unitamente al rafforzamento patrimoniale dell’impresa, ed elementi capaci di portare a una crescita sostenibile e strutturata. Per farlo occorre passare dalla cultura dell’emergenza a quella della prevenzione, oltre che comprendere che il digitale e’ ormai una condizione per esistere. Veniamo gia’ da una grave crisi, i livelli produttivi del 2008 in Abruzzo non sono stati ancora recuperati. Questa nuova ondata sta colpendo duramente, ma per superare l’emergenza dobbiamo continuare a progettare il futuro delle nostre imprese e dei nostri territori gestendo insieme alle istituzioni l’incertezza e i rischi del periodo. Questa- conclude- e’ la missione della Piccola Industria Confindustria”.
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