In Libia, nel 1970, vivevano 20.000 italiani, integrati con la popolazione locale. Ma il generale Muammar Gheddafi, appena salito al potere, la pensava diversamente e confisco’ loro ogni avere, considerandoli un residuato dell’imperialismo fascista. Tornati in Italia con una valigia e poco altro, senza soldi ne’ lavoro, molti rimpatriati, migliaia, finirono nei campi profughi. A raccontare la loro storia e’ Daniele Lombardi nel libro ‘Profughi’, che sara’ presentato oggi alle 18.30 sulla pagina Facebook dell’Associazione italiana rimpatriati dalla Libia (Airl Onlus).
Come fa sapere la onlus in una nota, nel libro Lombardi racconta la storia di quei rimpatriati piu’ sfortunati che rimasero per mesi o, addirittura, anni in casette fatiscenti o freddi casermoni, in locali senza riscaldamento, con i bagni in comune, cibo pessimo e senza alcuna privacy. Sperimentarono sulla loro pelle la discriminazione verso il diverso, pur essendo italiani, e le privazioni da profugo in patria. Storie sorprendentemente simili a quelle dei migranti di oggi, coi quali condividono privazioni emotive e condizioni di vita disagiate.
Il volume e’ arricchito da un’analisi dell’azione di Aldo Moro nei rapporti italo-libici, scritta da Mario Savina. E da una presentazione dello scrittore Roberto Costantini, “tripolino” con la Libia nel cuore e nella penna.
Daniele Lombardi, molisano, classe 1973, e’ giornalista e scrittore. Dirige la rivista dell’Associazione italiani rimpatriati dalla Libia. Ha scritto il noir ‘La confraternita del lupo’.
Libia: “Profughi” libro per ricordare esodo italiani nel 1970
In Libia, nel 1970, vivevano 20.000 italiani, integrati con la popolazione locale. Ma il generale Muammar Gheddafi, appena salito al potere, la pensava diversamente e confisco’ loro ogni avere, considerandoli un residuato dell’imperialismo fascista. Tornati in Italia con una valigia e poco altro, senza soldi ne’ lavoro, molti rimpatriati, migliaia, finirono nei campi profughi. A […]
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