“Costruiamo idealmente con i nostri corpi un ponte simbolico di attraversamento della frontiera, per denunciare le continue violenze e i respingimenti di cui sono vittime le persone che tentano di raggiungere via terra o via mare un luogo in cui poter vivere con dignita’”. Recita cosi’ il manifesto di “Un ponte di corpi” scritto da Lorena Fornasir, presidente di Linea d’Ombra, associazione che presta le prime cure mediche ai migranti dalla rotta balcanica appena arrivati a Trieste. Il manifesto e’ stato letto oggi in occasione di una presidio in piazza Liberta’ in solidarieta’ proprio a Linea d’Ombra, perquisita in un’indagine anti-terrorismo, e per dire no al razzismo e ai respingimenti a catena che partono da Trieste per concludersi in Bosnia. “Indossiamo dei sacchi neri della spazzatura, perche’ spazzatura sono considerati i corpi dei migranti che in terra di Croazia, vengono picchiati, umiliati e violentati prima di essere respinti”, sottolineano gli organizzatori. E proseguono: “Il nostro e’ un grido muto, ma di grande di solidarieta’ nei confronti delle persone bloccate nella pattumiera umana della Bosnia”. Tra poesie, preghiere, racconti e canzoni, in piazza si sono radunati circa duecento triestini nonostante la bora abbia fatto sentire il freddo. Ad accompagnare l’evento, a debita distanza, un nutrito raggruppamento di Forze dell’ordine presente poiche’ proprio piazza Liberta’, teatro dell’attivita’ solidale di Linea d’Ombra, e’ stata ‘contesa’ mesi fa anche da manifestanti di estrema destra.
Migranti. A Trieste “Un ponte di corpi” contro la violenza
“Costruiamo idealmente con i nostri corpi un ponte simbolico di attraversamento della frontiera, per denunciare le continue violenze e i respingimenti di cui sono vittime le persone che tentano di raggiungere via terra o via mare un luogo in cui poter vivere con dignita’”. Recita cosi’ il manifesto di “Un ponte di corpi” scritto da […]
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