Il primo studio ha scoperto analogie tra il Covid in forma grave e la sindrome di Asherson, una severa patologia autoimmune che provoca problemi di coagulazione, in un paziente di 45 anni, deceduto per il virus dopo appena otto giorni dal ricovero ospedaliero. Il secondo studio ha confermato la presenza di una condizione di immunodeficienza indotta dall’infezione Covid in quattro pazienti di eta’ compresa tra i 49 e i 70 anni, tutti morti per il coronavirus. Ed ecco il risultato: il Covid puo’ scatenare reazioni autoimmuni violente che colpiscono in particolare il sistema circolatorio di “soggetti geneticamente predisposti”. Si tratta delle nuove ricerche sul Covid targate Modena: l’equipe di diagnostica emolinfopatologica dell’azienda ospedaliero-universitaria di Modena guidata da Luca Roncati, docente Unimore nell’ambito dell’anatomia patologica diretta da Antonino Maiorana, insieme al dipartimento interaziendale ad attivita’ integrata di medicina di laboratorio e anatomia patologica, diretto dal collega Tommaso Trenti, ha pubblicato infatti due nuovi studi a tema, sulle riviste accademiche Journal of Thrombosis and Thrombolysis e Annals of Hematology, la rivista ufficiale della Societa’ tedesca di ematologia ed oncologia medica e della Societa’ austriaca di oncoematologia. Si tratta della 19esima pubblicazione accademica internazionale sul Covid prodotta dal gruppo di ricerca del prof Roncati, da quando e’ scoppiata la pandemia. Sul primo studio dedicato al 45enne, spiega Roncati, “ci siamo accorti che in circolo erano presenti autoanticorpi antifosfolipidi, in particolare il lupus anticoagulant caratteristico del lupus eritematoso sistemico, responsabili della sindrome da anticorpi antifosfolipidi, che nella sua variante piu’ catastrofica viene definita sindrome di Asherson”, dal medico che la scopri’ nel 1992. “La sindrome da anticorpi antifosfolipidi- riprende il docente Unimore- genera uno stato di ipercoagulabilita’ per iperadesione piastrinica con conseguente sviluppo di trombosi non soltanto venose ma anche arteriose, che rappresentano una delle complicanze piu’ frequenti nelle forme gravi del Covid”. Puo’ essere quindi utile ricercare nei pazienti Covid gravi, per lo piu’ ricoverati in terapia intensiva, la presenza di anticorpi antifosfolipidi per escludere o meno una sindrome da anticorpi antifosfolipidi secondaria all’infezione da Covid, la quale necessita di uno specifico protocollo terapeutico. “La nostra scoperta- precisa Roncati- deve essere confermata dallo studio di un numero maggiore di campioni; e’ tuttavia altamente probabile che dietro questa produzione di autoanticorpi vi sia una predisposizione genetica individuale”. In ogni caso, stringendo, sembra ormai assodato che il Covid sia in grado di “scatenare reazioni autoimmuni violente che colpiscono in particolare il sistema circolatorio di soggetti geneticamente predisposti, secondo dinamiche la cui conoscenza e’ fondamentale in un’ottica di prevenzione”.
Covid. Ricerca: “Reazioni autoimmuni in pazienti predisposti”
Il primo studio ha scoperto analogie tra il Covid in forma grave e la sindrome di Asherson, una severa patologia autoimmune che provoca problemi di coagulazione, in un paziente di 45 anni, deceduto per il virus dopo appena otto giorni dal ricovero ospedaliero. Il secondo studio ha confermato la presenza di una condizione di immunodeficienza […]
Lascia un commento