“La grande svolta nella terapia diabetologica è arrivata con i sensori, i micro-infusori e il pancreas artificiale ibrido: non è più la testa del paziente a mettere insieme i dati e i bisogni di insulina, ma un dispositivo automatico ed intelligente, grazie al quale molti più pazienti riescono a curare meglio il diabete”. A dirlo è Riccardo Bonfanti, responsabile dell’Unità funzionale Diabetologia pediatrica dell’IRCCS San Raffaele di Milano, che racconta la lunga storia delle terapie per il diabete, dalla scoperta dell’insulina, un secolo fa, ad oggi nella sua relazione al 76esimo Congresso italiano di pediatria, organizzato in modalità digitale dalla Società italiana di pediatria (Sip). “La storia della terapia insulinica parte cento anni fa, a Toronto in Canada, quando fu scoperta e isolata: il diabete, da malattia incurabile poteva essere gestita solo con una dieta proteica che però portava alla morte dopo uno o due anni. Con l’insulina si è passati ad una terapia. Da allora, come disse Banking che la scoprì, quando prese il premio Nobel nel 1922, ‘questa non è la cura ma solo una terapia contro la malattia’. Dopo 30 anni ci si è accorti che il diabete portava anche alla cecità almeno il 50% dei pazienti. Con l’ingegneria genetica con cui siamo arrivati all’insulina, non più estrattiva ma proteica, si sono raggiunti nuovi traguardi grazie alla tecnologia e la grande svolta è arrivata con i sensori. Oggi finalmente dai sensori si è arrivati ai microinfusori e al pancreas artificiale ibrido, con il quale non è più la testa del paziente a mettere insieme i dati e i bisogni di insulina, ma un dispositivo automatico grazie al quale si raggiungono ottimi risultati. Oggi oltre il 70% dei pazienti riescono a stare in un range di trattamento. Questo cambierà ulteriormente la storia futura del paziente”. Per tanto tempo il pancreas artificiale è stato considerato il Sacro Graal della Diabetologia. “Ho condotto diversi studi sui bambini e oggi possiamo avere questo strumento per trattare i pazienti nella terapia. Il problema è l’approccio educativo: bisogna spiegare cos’è un micro-infusore, cos’è l’algoritmo e come funziona, educare il paziente a gestire tutto questo. L’obiettivo è portare sempre più pazienti a utilizzare questi strumenti con la dovuta efficacia. Quando riusciremo ad ampliare la platea di coloro che possono beneficiarne la situazione terapeutica cambierà: ad oggi circa il 30% riesce ad entrare in target con le cure a disposizione- precisa Bonfanti- ma con il pancreas artificiale possiamo arrivare ad aumentare questa percentuale in maniera significativa, e questo renderebbe migliore la vita del paziente”. Per quanto riguarda i bambini, il pancreas artificiale ibrido è riconosciuto valido dai 6 anni in poi: su dosi piccole l’algoritmo fa fatica a gestire bene i dati. “C’è uno studio in corso sui bambini da 2 a 6 anni che verrà pubblicato a breve, ma già ora i bambini sotto i sei anni possono beneficiare di algoritmi predettivi che interrompono la somministrazione di insulina qualora il bambino rischia di andare in ipoglicemia. È chiaro che lavoreremo sui pazienti più piccoli con algoritmi predittivi sull’iper e ipoglicemia, la sfida adesso è questa”, conclude lo specialista.
Sanità. L’insulina compie 100 anni
“La grande svolta nella terapia diabetologica è arrivata con i sensori, i micro-infusori e il pancreas artificiale ibrido: non è più la testa del paziente a mettere insieme i dati e i bisogni di insulina, ma un dispositivo automatico ed intelligente, grazie al quale molti più pazienti riescono a curare meglio il diabete”. A dirlo […]
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