Esitono differenze nello sviluppo degli anticorpi contro il Covid-19, in particolare contro la variante Omicron, tra coloro che sono stati vaccinati con due dosi, specialmente col siero Astrazeneca, e quanti abbiano invece contratto la malattia prima o dopo la seconda dose di vaccino. Consistenti quantità di anticorpi contro Omicron sono state rilevate anche in chi ha ricevuto la terza dose di vaccino. È quanto emerge da uno studio, condotto da un gruppo di ricercatori del Francis Crick Institute di Londra e degli University College London Hospitals e pubblicato su The Lancet. L’indagine mirava a stabilire l’efficacia della seconda e terza dose di vaccino nel contrastare la variante Omicron e compararla con la copertura anticorpale sviluppata dopo aver contratto la malattia successivamente alla vaccinazione. I partecipanti all’indagine sono stati sottoposti ad analisi 2-6 settimane dopo aver ricevuto la seconda dose di Pfizer ed è emerso che il titolo anticorpale contro Omicron era pari all’83%, inferiore a quelli che contrastavano la variante Alpha (95%) e Delta (95%). Dai campioni analizzati a 12-16 settimane è emersa una significativa diminuzione del titolo anticorpale contro Omicron (sceso dall’83% al 51%), mentre le difese contro le varianti Alpha e Delta si erano mantenute stabili o erano addirittura cresciute (rispettivamente 96% e 97%). Una significativa diminuzione della copertura contro Omicron è stata rilevata anche nei soggetti vaccinati con Astrazeneca, spiegano i ricercatori. Meno della metà di loro (37%), infatti, dopo 2-6 settimane dalla vaccinazione aveva quantità rilevabili di anticorpi contro la variante Omicron. La percentuale scendeva al 19% dopo 12-16 settimane. Il titolo anticorpale contro Omicron risultava significativamente diverso nei pazienti che avevano ricevuto il vaccino Astrazeneca e avevano successivamente sviluppato la malattia da Covid-19: questi ultimi avevano quantità di anticorpi superiori rispetto a chi aveva ricevuto la vaccinazione senza poi infettarsi. Una situazione diversa rispetto a quanti avevano ricevuto la vaccinazione con Pfizer, i quali sebbene avessero un basso titolo anticorpale avevano comunque una copertura contro Omicron. Prima di ricevere la terza dose, solo il 42% dei partecipanti allo studio aveva una quantità rilevabile di anticorpi contro Omicron. Dopo aver ricevuto la terza dose, con Pfizer, tutti avevano la capacità di neutralizzare Omicron. I risultati di questo studio, constatano gli autori, inducono dunque a suggerire un potenziamento della campagna di vaccinazione con la terza dose nella popolazione generale. L’ampia risposta neutralizzante osservata suggerisce infatti la necessità di una azione globale urgente per vaccinare il più alto numero possibile di persone così da contrastare le varianti attualmente in circolazione e aiutare a prevenire l’eventuale comparsa di nuove varianti.
Covid. Studio: “Dopo malattia o terza dose più anticorpi contro Omicron”
Esitono differenze nello sviluppo degli anticorpi contro il Covid-19, in particolare contro la variante Omicron, tra coloro che sono stati vaccinati con due dosi, specialmente col siero Astrazeneca, e quanti abbiano invece contratto la malattia prima o dopo la seconda dose di vaccino. Consistenti quantità di anticorpi contro Omicron sono state rilevate anche in chi […]
Lascia un commento