“Una donna su cinque si troverà ad affrontare un ictus nell’arco della vita. Le donne sono più esposte al rischio di esser colpite da questa malattia, che uccide due volte di più del cancro al seno. Questo il pensiero della neurologa dell’università di Perugia Valeria Caso della Stroke Unit dell’ospedale Santa Maria della Misericordia del capoluogo umbro- che concentra sull’importanza della prevenzione, in occasione della Giornata mondiale dell’ictus, il ‘World stroke day’ che si celebra oggi 29 ottobre; giorno in cui si conclude il congresso mondiale della World Stroke Organization (WSO) in corso a Singapore, dove Valeria Caso è stata eletta come tesoriera, entrando a far parte del board dell’Organizzazione”. Lo si apprende dalla nota diffusa da Valeria Caso, neurologa dell’università di Perugia e membro della Stroke Unit dell’ospedale Santa Maria della Misericordia che è stata eletta, come prima italiana, nel board della World Stroke Organization al congresso a Singapore. “Le donne sono maggiormente a rischio e possono essere vittima di ictus anche in età fertile- spiega Caso- dopo gli 80 anni le donne sono per il 20% più a rischio rispetto agli uomini, e la mortalità al femminile è in generale più elevata. Allo stesso tempo in Paesi come l’Italia, dove la popolazione è in progressivo invecchiamento, le donne rappresentano più della metà della popolazione anziana; subiscono maggiormente i disagi in quanto sono spesso sole e prive di un sostegno sostanziale da parte dello Stato. Soprattutto per quella fascia di popolazione definita ‘povera’ che subisce il gap pensionistico e salariale”.
“La donna di per sé tende sempre a mettersi all’ultimo posto. Una madre- aggiunge l’esperta- prima di curare se stessa – deve curare un figlio, un marito o un genitore anziano – prosegue Caso – e poi c’è il carico di lavoro quotidiano che può essere domestico oppure legato a un proprio percorso professionale. Queste donne si trovano schiacciate perché dedite agli altri membri della famiglia. Spesso ricevo pazienti che non hanno alcun genere di attenzione verso la propria salute. Non si curano. Soffrono di ipertensione e mi ripetono tutte, ‘la mia pressione è sempre bassa’, per poi scoprire che non c’è alcun controllo da alcuni anni. Si tratta di donne che magari hanno deciso di partorire i propri figli in età più avanzata, privilegiando giustamente scelte legate alla professione. Queste sono maggiormente a rischio di patologie vascolari, anche in momenti delicati come la gravidanza”. “Tra i fattori di rischio per le donne- mette in evidenza Caso- c’è anche la terapia anticoncezionale. In questa fascia di età giovane c’è anche il rischio di patologie ormonali. Poi segue in genere un periodo più tranquillo, per poi registrare un nuovo picco tra gli ‘over 80′”. E’ necessario fare di più sulla prevenzione: “Non è accettabile che non ci si concentri maggiormente. Usciamo da due anni in cui il Covid ha concentrato la ricerca medica sulla pandemia lasciando indietro la prevenzione da molte altre malattie. Adesso nel mio reparto arrivano persone di età critica, tra i 50 e i 70 anni che sono ingrassate anche di 10 chilogrammi; gente molto più malata, diabetica o ipertesa, e che magari ha ricominciato a fumare. Si tratta ancora di una fascia di età lavorativa. Si tratta quindi di pazienti gravi, malati, ma che non possono permettersi di perdere la propria indipendenza. In questo contesto sociale ed economico chi si può permettere di star male: nessuno, maggiormente adesso. Dobbiamo fare di tutto per proteggere la popolazione”, conclude l’esperta.
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