“Facciamo come Gesù: condividiamo, portiamo i pesi gli uni degli altri. Invece di chiacchierare e distruggere, guardiamoci con compassione, aiutiamoci a vicenda. Chiediamoci: io sono una persona che divide o condivide? Pensiamo un po’: io sono discepolo dell’amore Di Gesù o un discepolo del chiacchiericcio che divide e divide? Il chiacchiericcio è un’arma letale, uccide, uccide l’amore, uccide la società, uccide la fratellanza”. Papa Francesco lo dice nel corso dell’Angelus. “Chiediamoci: io sono una persona che divide o condivide?”, ribadisce il Pontefice. “Adempiere ogni giustizia, cosa significa questo, cosa vuol dire?”, dice il Pontefice. “Noi tante volte abbiamo un’idea ristretta di giustizia e pensiamo che essa significhi ‘chi sbaglia che la paghi’ e soddisfa così il torto che ha compiuto. Ma la giustizia di Dio, come la Scrittura la insegna, è molto più grande. Non ha come fine la condanna del colpevole, ma la sua salvezza e la sua rinascita, il renderlo giusto, da ingiusto a giusto”, dice Francesco. “Una giustizia che viene dall’amore, che viene da quelle viscere di compassione e di misericordia che sono il cuore stesso di Dio”, prosegue il Papa, “Dio è un padre che si commuove quando siamo oppressi dal male e cadiamo sotto il peso dei peccati e delle fragilità”. La giustizia di Dio, dunque, “non vuole distribuire pene e castighi”, dice Francesco, “ma, come afferma l’apostolo Paolo, consiste nel rendere giusti noi suoi figli liberandoci dai lacci del male, risanandoci e rialzandoci”.
“La vera giustizia di Dio è la misericordia che salva” però “noi abbiamo paura a pensare che Dio è misericordia” ma “la sua giustizia è l’amore condivide la nostra condizione umana”, avverte il Pontefice, e “Benedetto XVI ha affermato che Dio ha voluto salvarci andando lui stesso fino in fondo all’abisso della morte, perché ogni uomo, anche chi è caduto tanto in basso da non vedere più il cielo possa trovare la mano di Dio a cui aggrapparsi per risalire dalle tenebre”. Dunque, “noi pure, discepoli di Gesù, siamo chiamati a esercitare in questo modo la giustizia, nei rapporti con gli altri, nella Chiesa, nella società- esorta Francesco- non con la durezza di chi giudica e condanna dividendo le persone in buone e cattive, ma con la misericordia di chi accoglie condividendo le ferite e le fragilità delle sorelle e dei fratelli, per rialzarli. Vorrei dirlo così: non dividendo, ma condividendo. Non dividere, ma condividere. Facciamo come Gesù: condividiamo, portiamo i pesi gli uni degli altri, invece di chiacchierare e distruggere, guardiamoci con compassione, aiutiamoci a vicenda”.
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