“La demenza non è solo malattia di Alzheimer; questo emerge dal primo studio epidemiologico internazionale sulla Demenza frontotemporale (FTD) che evidenzia come la patologia abbia un’incidenza annuale in Europa pari a 2,4 casi per 100.000 persone, maggiore tra gli uomini (2,8 casi su 100.000 persone) rispetto alle donne. Lo studio evidenzia che la FTD, patologia salita agli onori delle cronache pochi giorni fa dopo essere stata diagnosticata all’attore americano Bruce Willis, colpisce nel 70% dei casi persone con un’età compresa tra i 40 e i 65 anni, nel pieno della vita affettiva e lavorativa, danneggiando alcune aree del cervello, in particolare quelle deputate al comportamento, al linguaggio, alla progettazione e alla sfera comportamentale ed emotiva. Si conferma, dunque, che la FTD è una malattia rara ma non quanto ipotizzato in precedenza, colpendo l’intero spettro dell’età adulta. Quindi, per le sue caratteristiche, questa malattia ha un impatto estremamente rilevante sui sistemi di gestione della salute e del welfare”. Sono questi alcuni dei risultati dello studio condotto dal consorzio Frontiers in 13 centri europei di eccellenza nella ricerca neurologica; il lavoro è stato presentato a Tricase, alla presenza di 25 scienziati provenienti da tutta Europa, durante il workshop internazionale promosso dal Centro per le Malattie Neurodegenerative e l’Invecchiamento Cerebrale dell’Università di Bari e dell’Ospedale “G. Panico” di Tricase, Tecnopolo-Puglia per la Medicina di Precisione e Università degli Studi di Brescia.
“Grazie allo studio condotto- ha dichiarato il professor Giancarlo Logroscino, direttore del Centro di Tricase- oggi sappiamo molto di più sulla frequenza e sulle caratteristiche cliniche di una patologia che, si stima, conterà ogni anno circa 12.000 nuovi casi in Europa, con importanti ricadute sociali ed economiche. Grazie ai risultati di questo studio possiamo avviare una nuova fase del progetto. Infatti, la fase prospettica dello studio epidemiologico determinerà, attraverso la raccolta di nuovi dati clinici genetici e biologici, la migliore comprensione dei meccanismi patogenetici della demenza frontotemporale; allo stesso modo, le sperimentazioni farmacologiche in corso nei centri della rete Frontiers possano cambiare lo scenario su diagnosi e cura della patologia, analogamente a quanto sta accadendo per altre malattie neurodegenerative”. “L’analisi dei dati clinici e biologici- si legge ancora- ha riguardato 267 casi di demenza frontotemporale diagnosticati tra il 1° giugno 2018 e il 31 maggio 2019 osservando una popolazione complessiva di circa 11 milioni di persone di nove paesi europei”.
“Lo studio- ha aggiunto la professoressa Barbara Borroni dell’Università di Brescia- ha evidenziato che la demenza frontotemporale è una malattia neurodegenerativa rara che determina un ampio spettro di condizioni cliniche eterogenee, caratterizzate da disfunzioni sociali ed esecutive, alterazioni della personalità, compromissione del linguaggio e deficit delle funzioni motorie”.
“I risultati dello studio retrospettivo del consorzio Frontiers (FRONTotemporal dementia Incidence European Research Study) sono stati pubblicati di recente su JAMA Neurology, una delle più autorevoli riviste scientifiche in Neuroscienze e neurologia Clinica e organo ufficiale dell’American Medical Association”, conclude la nota.
Salute. Demenza frontotemporale: 70% casi colpisce tra i 40 e i 65 anni
“La demenza non è solo malattia di Alzheimer; questo emerge dal primo studio epidemiologico internazionale sulla Demenza frontotemporale (FTD) che evidenzia come la patologia abbia un’incidenza annuale in Europa pari a 2,4 casi per 100.000 persone, maggiore tra gli uomini (2,8 casi su 100.000 persone) rispetto alle donne. Lo studio evidenzia che la FTD, patologia […]
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