“La notizia apparsa sui mezzi di comunicazione fa molto rumore e desta notevole sensazione perché l’intervento alla tiroide è routinario, ogni giorno in Italia ne vengono fatti a decine. Stiamo parlando di un tipo di operazione chirurgica che presenta una mortalità estremamente bassa in termini statistici: 0,4% per i pazienti sopra gli ottant’anni e 0,03% per quelli sotto gli ottant’anni. Ecco perchè siamo di fronte a un caso eccezionale e in questo momento direi che ogni conclusione è prematura”. Il presidente dell’Associazione medici endocrinologi (Ame), Renato Cozzi, commenta così, all’agenzia Dire, la vicenda di Grazia Sabatini, morta a 42 anni dopo essere stata sottoposta a due operazioni alla tiroide in sole 24 ore. La donna, madre di una bambina di 11 anni, è deceduta all’ospedale Sant’Andrea di Roma. “In questo momento fa sicuramente effetto e dispiace moltissimo oltre che per la signora e per i suoi parenti anche per l’evento infausto che si è verificato. Però- prosegue- bisogna attendere i risultati dell’esame autoptico, perché ogni intervento, come ad esempio la tonsillectomia o l’appendicectomia, può avere complicanze non previste anche se è stata fatta la visita dell’anestesista prima dell’intervento chirurgico. È l’imprevedibilità del corpo umano”. “La signora- afferma il presidente Ame- è stata operata in un grande ospedale romano, dove è presente una endocrinologia valida e qualificata, in cui, di conseguenza, ci deve essere anche una chirurgia valida e qualificata e dove, senz’altro, sarà presente anche un team dedicato endocrino-chirurgico al servizio dei pazienti che vengono poi avviati a un percorso stabilito dall’endocrinologo e condiviso dal chirurgo”.
“Ripeto: ogni atto chirurgico può essere complicato, anche il chirurgo esperto non è esente da complicazioni- precisa Cozzi- proprio perché il corpo umano può avere variabilità e individualità imprevedibili: ci può essere un decorso anomalo del nervo o la presenza di paratiroidi all’interno della tiroide, senza dimenticare la complicanza più temibile, ovvero il sanguinamento post chirurgico, una rarità che può però capitare e determinare la comparsa di una emorragia in sede di intervento, un inconveniente che richiede un intervento immediato”. Un intervento immediato che deve essere eseguito da mani esperte. “Ormai nel terzo millennio- sottolinea il presidente dell’Associazione medici endocrinologi- vale il concetto che determinate operazioni debbano essere compiute da un chirurgo che ha una specifica competenza per il tipo di problema che sta affrontando. E questo vale anche per la chirurgia tiroidea, che viene eseguita dall’endocrino chirurgo, una persona che ha una competenza in questo campo, che ha una esperienza di almeno 30 interventi l’anno e che quindi ha una manualità che gli consente di ridurre al minimo le complicazioni che possono accompagnarsi all’asportazione della tiroide”. Renato Cozzi lancia infine un messaggio a quanti devono sottoporsi a un intervento chirurghico alla tiroide. “Nel momento in cui l’indicazione è stata posta da uno specialista endocrinologo ed è stata condivisa da uno specialista chirurgo che lavora a fianco dell’endocrinologo, e quindi l’indicazione alla chirurgia è motivata- conclude- il paziente può affrontare l’intervento in sicurezza e serenità, quando questo venga però fatto in una struttura sanitaria accreditata e con la presenza di un chirurgo esperto”.
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