Sale a tre il bilancio dei palestinesi uccisi nelle ultime ore da raid dell’esercito israeliano nella Cisgiordania occupata, all’indomani di una imponente marcia organizzata dai partiti di estrema destra e dell’ala ultraortodossa ebraica, a cui hanno partecipato circa 17mila coloni israeliani sostenuti da sette ministri e vari parlamentari della Knesset nell’area di Jabal Sabih, a sud di Nablus. Ieri a perdere la vita è stato un ragazzo palestinese di quindici anni in un campo profughi nei pressi di Gerico, mentre secondo il ministero della Salute palestinese oggi è toccato a due uomini, So’oud Al-Titi and Mohammad Abu Thera’, nel villaggio di Deir Al-Hatab, a est di Nablus. Secondo l’esercito, i due erano armati e in procinto di “attaccare i militari”. L’agenzia palestinese Wafa cita la testimonianza di Ahmad Jibril, del dipartimento Emergenze ed ambulanze della Mezzaluna rossa palestinese, secondo cui a Deir Al-Hatab il suo staff ha trasferito in ospedale un giovane “ferito dalle Forze israeliane con proiettili reali alla spalla”, quindi ha denunciato che i militari avrebbero “ostacolato il soccorso degli altri feriti”. L’Autorità nazionale palestinese, ricordando che le colonie in Cisgiordania e Gerusalemme Est sono illegali secondo il diritto internazionale e le risoluzioni Onu, denuncia un aumento delle violenze contro i civili da parte di militari e coloni da quando, a fine 2022, si è insediato il sesto governo guidato dal premier Benjamin Netanyahu, e riporta di 98 palestinesi morti nei raid delle forze di sicurezza israeliane, in media quasi uno al giorno. Il suo esecutivo, di cui fanno parte forze della destra estrema, ha in agenda l’accelerazione degli insediamenti.
Ieri intanto, come conferma il quotidiano israeliano Haaretz, l’esercito inviato “a protezione dei partecipanti alla marcia” dei coloni, “tra cui anche il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir”, ha usato proiettili di gomma e gas lcarimogeni contro i residenti palestinesi. La manifestazione è stata organizzata per raggiungere Evyatar, un insediamento illegale che le autorità di Tel Aviv hanno smantellato, e di cui si domanda il ripristino. Haaretz cita i dati della Mezzaluna rossa palestinese secondo cui oltre cento manifestanti palestinesi e giornalisti sono rimasti feriti dai proiettili di gomma oppure intossicati per aver inalato ilacrimogeni, impiegati dall’esercito per disperdere la contromanifestazione indetta dai residenti. Morti si registrano anche tra gli israeliani: venerdì scorso due sorelle israelo-britanniche di 20 e 15 anni – Maia e Rina Dee – hanno perso la vita in un attacco che le autorità hanno attribuito a gruppi armati palestinesi. L’attentato ha coinvolto l’insediamento di Etzion, a sud di Gerusalemme. Le autorità israeliane indagano per terrorismo anche sulla morte di Alessandro Parini, l’avvocato romano di 35 anni morto a Tel Aviv venerdì scorso dopo che un’auto guidata da un palestinese con cittadinanza israeliana sarebbe intenzionalmente piombata su un gruppo di turisti sul lungomare della capitale. A inasprire le tensioni, anche i recenti raid della polizia israeliana nella moschea di Gerusalemme, remita dai fedeli riuniti per le preghiere del Ramadan. Per scongiurare nuove violenze, il premier Netanyahu oggi ha imposto il divieto per le persone di religione ebraica di visitare la Spianata delle moschee – nota come Monte del Tempio tra gli ebrei – fino alla fine del mese sacro musulmano, una decisione definita dal ministro Ben-Gvir “un grave errore”.
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