Mancanza di sicurezza e nuovi scontri a fuoco ostacolano in modo grave il diritto alle cure sia nella capitale Khartoum che nella regione del Darfur, nell’ovest del Sudan: lo riferiscono operatori dell’ong Medici senza frontiere (Msf), nonostante l’annuncio di un’intesa su un cessate il fuoco tra le fazioni militari in lotta.
Secondo Mohammed Gibreel Adam, coordinatore dell’organizzazione presso l’Ospedale meridionale nella città di El Fasher, nel nord del Darfur, “l’accesso ai servizi sanitari continua a essere interrotto”.
Il responsabile sottolinea: “Non c’è acqua, non c’è elettricità e manca la benzina; tante persone si affollano nelle corsie ma si riesce a fornire assistenza solo per i casi più gravi”. Secondo Gibreel Adam, uno dei problemi è la mancanza di garanzie di sicurezza, che impedisce gli spostamenti, i soccorsi e i trasferimenti d’emergenza dei pazienti.
Nella testimonianza, diffusa da Msf anche con un filmato, si vedono persone su barelle ferite da quelli che appaiono colpi di arma da fuoco.
L’emergenza riguarda anche altre aree del Darfur, in particolare il capoluogo meridionale El Geneina. Organizzazioni locali dei medici hanno riferito che due giorni di scontri in città hanno provocato oltre 70 morti.
El Geneina è uno degli epicentri del conflitto tra l’esercito guidato dal generale Abdel Fattah Al-Burhan e i paramilitari delle Forze di intervento rapido di Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemeti, il “piccolo Maometto”.
Di una situazione ad alto rischio riferisce anche Ghazali Babiker, responsabile di Msf a Khartoum. “Ci sono stati scontri e bombardamenti anche presso un nostro magazzino e per questo abbiamo dovuto sospendere la consegna agli ospedali di alcune donazioni che avevamo ricevute” sottolinea il dottore. Secondo Babiker, uno dei poli di assistenza che continua a funzionare in città è l’Ospedale turco. “Si trova nel quadrante centro-meridionale” spiega il dottore. “Resta aperto ed Msf continua a supportarlo con le donazioni di farmaci nonostante conservi una capacità di assistenza minima”.
Oggi l’esercito di Al-Burhan ha accusato le Forze di intervento rapido di Hemeti di aver aperto il fuoco su un aereo turco fermo sulla pista dell’aeroporto di Wadi Seyidna, alle porte di Khartoum. Secondo il ministero degli Esteri di Ankara, il C-130 è stato raggiunto da alcune raffiche e ora ha bisogno di riparazioni. Gli spari non avrebbero però causato feriti.
Sudan. Medici di Msf: “Spari ed emergenza ospedali anche in Darfur”
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