Valori di particolato sottile (Pm10) superiori alla norma in 6 capoluoghi lombardi su 10. Stando ai dati forniti dall’Arpa della Lombardia, Il primo trimestre del 2024 si chiude con “un quadro impietoso della qualità dell’aria respirata dai cittadini lombardi”. Lo scrive Legambiente in una nota. L’aria peggiore si è registrata, nell’ordine, a Monza, Cremona, Brescia, Mantova, Lodi e Milano. Nei sei capoluoghi, la concentrazione media di Pm10 ha superato i 40 microgrammi al metro cubo, valore soglia indicato dalla norma europea come media annua. Situazione appena migliore a Bergamo e Pavia, e poi nelle città pedemontane di Como, Varese, Sondrio e Lecco. “In ogni caso, nessuna di queste città ha fatto registrare valori inferiori a quelli previsti dalla nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria, che una volta entrata in vigore abbasserà la media annua a 20 microgrammi al metro cubo”, spiega l’associazione ambientalista. Che definisce “altrettanto sconsolante” il dato relativo al numero di giorni in cui l’aria è risultata irrespirabile, facendo registrare valori superiori ai 50 microgrammi al metro cubo come media giornaliera. “Due capoluoghi- Cremona e Brescia- alla data del 31 marzo hanno già sfondato il limite massimo di 35 giorni di aria irrespirabile all’anno fissato dalla direttiva, mentre altri quattro (nell’ordine: Milano, Monza, Mantova e Lodi) hanno quasi esaurito i giorni di ‘franchigia’ ammessi dalla direttiva”, si legge nella nota. In bilico anche Pavia e Bergamo: “Per queste due città è improbabile che l’anno si concluda senza il superamento della soglia, mentre le giornate di aria tossica sono decisamente meno per i capoluoghi insubrici e per quello valtellinese”.
Il bilancio di medio termine della qualità dell’aria per il 2024 conferma per la Lombardia il primato di capoluoghi più inquinati, che comprendono non solo quelli posti al centro dell’area metropolitana (come Milano e Monza), con i loro irrisolti problemi di traffico urbano e autostradale, ma anche quelli che delimitano l’area agricola padana, nella quale si concentrano gli allevamenti intensivi. Il quadrilatero tra Mantova, Brescia, Lodi e Cremona produce infatti oltre il 40% del latte e il 50% della carne suina italiana, ma anche decine di milioni di tonnellate di liquami e letami, da cui esalano sostanze organiche volatili e soprattutto ammoniaca. Nel semestre freddo, oltre 90.000 tonnellate annue di questo gas, secondo i dati dell’Arpa Lombardia, sono all’origine della formazione di particolato sottile atmosferico. Anche per questo “non sono solo le grandi città a soffrire di aria malata, ma anche i piccoli centri”, osserva l’associazione ambientalista. Il record spetta anche quest’anno a Soresina, in provincia di Cremona, con ben 40 giorni di superamento da inizio anno. Un dato che “si spiega bene con la enorme concentrazione di allevamenti intensivi nelle campagne circostanti”. Per Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, “la primavera si apre con un bilancio pesante per la qualità dell’aria che solo la pioggia di queste settimane ha fermato”. E aggiunge: “Occorre intervenire urgentemente per evitare ai lombardi un altro inverno con emergenza smog. Purtroppo, le misure attuali risultano ormai insufficienti per risolvere il problema. Ripensare le politiche introdotte in questi anni è necessario, ancora di più agire sul comparto che ad oggi, assieme a traffico e riscaldamento domestico, incide di più sull’immissione di inquinanti: l’agricoltura della pianura padana”.
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